Per chi suona la campana

Settembre: si riparte. Che fatica, sembra che stia ricominciando un nuovo anno. Ho sempre pensato che Settembre sia un Gennaio che non ci ha creduto abbastanza.

Settembre è il mese degli scolari, che si rimettono lo zaino in spalla e marciano verso le scuole. Forse sono proprio loro a ricordarci che sta arrivando l’autunno, come tante piccole foglie che planano con i primi venticelli freschi.

Forse ricorderai la fatica di svegliarsi e prepararsi per andare a scuola, ogni mattina risultava uno sforzo davvero impegnativo. Forse non ti serve ricordare, perché, ancora oggi, nel tuo piccolo, lo vivi ancora con il lavoro. Solo che tra la scuola ed il lavoro esiste una piccola differenza: la presenza dei genitori.

Quando siamo grandi, siamo noi i genitori di noi stessi e poi abbiamo ormai raggiunto, si spera, quel grado di maturità che ci esorta ai doveri. Quando invece siamo bambini abbiamo bisogno di essere educati al dovere, perché il bisogno di piacere è ancora ribelle e indisciplinato.

Per questo quando i bambini devono andare a scuola sono in grado di creare le scuse più svariate: mal di testa, mal di pancia, a volte, da bravi attori, recitano perfino accurate simulazioni di un’influenza o di una febbre particolarmente debilitante e poi da quando c’è il Covid si salvi chi può.

Ma ci sono dei fattori che dividono l’infantile svogliatezza da un vero e proprio problema: la fobia scolare. In questo caso il rifiuto di andare a scuola spesso inizia in un periodo in cui il bambino ha vissuto con particolare intensità la vicinanza dei genitori a casa, quale ad esempio le vacanze estive o una breve malattia. Potrebbe anche essere consequenziale ad un evento stressante, come ad esempio la morte di una persona cara, il cambio di residenza o di scuola

Tipicamente, il bambino comincia a lamentarsi, a piangere e a rifiutarsi di prepararsi per andare a scuola. Può anche accadere che abbia delle vere e proprie crisi di pianto arrivato all’ingresso della classe oppure che tali “crisi” lo sorprendano durante le lezioni; la scuola spesso telefona al genitore per riportarlo a casa. In alcuni casi, la scuola, d’accordo con i genitori, organizza dei “turni” del genitore che rimane in classe al fine di tranquillizzare il ragazzino, che però è spesso nuovamente assalito dall’angoscia non appena la mamma (o a volte il papà) si allontanano.

Spesso i genitori, con le migliori intenzioni, cercando di venire incontro alla difficoltà del figlio acconsentono alla messa in atto di una tentata soluzione disfunzionale: l’evitamento.

Attraverso i comportamenti di evitamento o di fuga dalla scuola, infatti, il bambino da una parte ottiene una riduzione dell’ansia a cui si associa anche il rinforzo positivo dello stare a casa, insieme a mamma e papà, ma dall’altra ciò non fa altro che consolidare l’atteggiamento di rifiuto che il bambino ha verso la scuola.

Una delle prime cose da fare è invece quella di elaborare le emozioni negative del bambino. E’ bene ascoltare i bambini, accogliere le loro paure e le loro preoccupazioni. Un’altra mossa fondamentale, qualora la situazione continuasse, è quella di rivolgersi ad uno psicologo. La Terapia Breve Strategica per la Fobia Scolare parte, come è prassi metodologica in questi casi, nell’analizzare la rete di interazioni che, all’interno del sistema familiare, si svolgono attorno al sintomo, ed in particolare le Tentate Soluzioni che i familiari mettono in atto per aiutare il figlio. Con moltissimi genitori, che si sono rivolti a me presso il mio studio di Monterotondo, ho trovato molto efficace l’uso della Terapia Indiretta, attraverso il quale si conferisce ai genitori il ruolo di co-terapeuti per risolvere il problema del figlio.

Perché in fondo non esistono famiglie, genitori o figli perfetti, ma esistono un sacco di momenti perfetti, lungo il cammino, da compiere insieme.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE

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