Non capisco ma se capissi capirei…la mente e le sue straaordinarie capacità

Oggi voglio parlarvi della mente e delle sue straordinarie capacità.

Non mi riferisco all’intelligenza, quale viene comunemente intesa, e neppure ai suoi particolare talenti, ma a un aspetto universalmente condiviso e istintivo al punto di non essere neppure più recepito. Si chiama semplicemente fantasia e governa le nostre azioni, i giudizi e le decisioni molto più di quanto immaginiamo.

Un giorno il professore entrò in classe, ci disse di chiudere i libri e stare ad ascoltare attentamente, chiudendo gli occhi. Ci lesse una poesia.

Nulla di strano fino a qui; era l’ora di italiano.

Lui leggeva quei versi senza senso, un po’ ridicoli, e noi, sbirciandoci di nascosto con un occhio aperto, ridacchiavamo pensando fosse uscito di testa:

“Il Lonfo non vaterca né gluisce

e molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce bisce,

sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.

È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna

arrafferia malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna

se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto

che bete e zugghia e fonca nei trombazzi

fa legica busia, fa gisbuto;

e quasi quasi in segno di sberdazzi

gli affarferesti un gniffo. Ma lui, zuto

t’ alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi”

 

“Allora? Vi è piaciuta?” chiese guardandoci con curiosità “l’autore è Fosco Maraini, il più grande autore di moderne poesie metasemantiche. Bene, ora parlatemi del Lonfo

Ma prof.” Si fece coraggio il secchione della classe pensando di essere arguto “il Lonfo non esiste, è chiaro!

Sbagliato” rincalzò lui “tu dici che il Lonfo non esiste solo perché non hai capito nulla. Eppure spesso parli di cose e persone che non conosci. Lo fai ogni giorno, quando vieni interrogato e ti ritrovi a ripetere parole studiate, oppure quando canti famosi motivi in una lingua che ti è sconosciuta. Il Lonfo può esistere se analizziamo la poesia con spirito libero”

 

Bene, ora vorrei ripetere questo esperimento con voi.

L’autore, con grande finezza di ragionamento, fornisce tutti gli elementi necessari per renderci il Lonfo uno di famiglia.

Sappiamo com’è, cosa fa, cosa non fa e pure come reagisce, e persino come ti comporti tu al suo cospetto:

  • Com’è? È frusco, pieno di lupigna, e pure ammargellato.
  • Cosa fa? Bete, zugghia e fonca nei trombazzi, arrafferia, malversa e sofolenta, fa legica busia, fa gisbuto, sdilenca e s’archipatta ma solo in determinate circostanze (quando soffia il bego, per la precisione).
  • Cosa non fa? Non vaterne né gluisce, qualche volta, ma assai di rado, barigatta.
  • Come reagisce? ti sbiduglia e ti arrupigna ma solo se cionfi, e ti botalla e criventa se invece lugri; se poi, in segno di sberdazzi, gli affarferesti un gniffo, t’ alloppa e ti sbernecchia.
  • E tu cosa fai? l’accazzi.

Se per caso siete giunti a leggere fino a qui, so cosa state pensando: “ecco, lo psicologo ha bisogno di un bravo psicologo!”. Premesso che la cosa non è affatto da escludersi, la realtà è che voglio solo dimostrarvi, come anticipato all’inizio, l’immensa capacità della nostra mente di creare dal nulla.

Alla fine della lettura e dell’analisi scommetto che un’idea del Lonfo ve la siete fatta. Gli avete pure dato una sorta di aspetto, di forma materiale, ricavata dalle nozioni ricevute. Parole inventate che però nel suono restituiscono perfettamente il disegno che l’autore si è posto di trasmettere.

Che cos’è dunque la realtà?

Nient’altro che una serie di semplici spunti su cui ricamare idee e costruire.

Esiste una realtà assoluta, incontestabile? Quesito filosofico senza risposta al quale però, dal punto di vista psicologico, possiamo azzardare una risposta negativa.

No, non esiste una realtà della mente assoluta ma è piuttosto vero che ne esistono di infinite, infinite quante sono le menti e quanti sono gli istanti che ciascuna di esse vive.

Questo discorso, che può apparire un esercizio di retorica, è invece assai utile per capire anche quanto sia importante la psicologia e in particolare la psicoterapia.

Per quanto è infatti vero che anche gli organi fisici del nostro corpo sono unici ed irripetibili, e che ciascuno risponde in modo proprio alle eventuali cure quando si ammala, ancor più vera è quest’affermazione applicata alla mente.

Ognuno di voi, di quegli stoici che si sono letti questa storiella e sono arrivati al fondo, ha elaborato una propria idea del Lonfo, assolutamente unica e non teorizzabile in alcun modo. L’idea è nata dalle sensazioni che quelle parole, pur prive di senso, hanno scatenato. Questo era l’intento dell’autore e questo è il fondamento della psicoterapia: capire ma soprattutto guidare ciascuno alla comprensione di sé stesso.

Molto spesso, quando ci troviamo di fronte a difficoltà, problemi, quando viviamo momenti critici, avviene una sorta di dissociazione fra il pensiero e l’azione; insomma, non ci capiamo più, un po’ come avviene nel testo della poesia, eppure questo non ci impedisce di ricavare delle sensazioni e costruirvi una realtà parallela a quella che viviamo.

 

 

Con la psicoterapia si ottiene un aiuto mirato a una sorta di traduzione di quelle parole che ci restano oscure, in modo da riuscire a rendere compatibili i pensieri con l’azione.

Il processo è assai più semplice di quanto non appaia a spiegarlo, e soprattutto più breve. Ciò nasce dal fatto che nella maggior parte dei casi quello che serve è solo un gancio a cui aggrapparsi per smetterla di vagare in un circolo chiuso.

Quindi, quando cominci a non capirti, stenti a trovare la sintonia con il tuo pensiero e il desiderio, quando ti sembra che la tua mente parli una lingua sconosciuta e avverti il disagio di non riuscire a tradurla, non essere arrogante nei tuoi stessi confronti, non rifiutare l’aiuto che tu stesso puoi darti.

Ricorda che il dare corpo alle tue sensazioni è la sola strada per capire, e la comprensione la prima per uscirne.

Allora, avete capito come funziona la terapia breve?

Scommetto di no ma sono altrettanto sicuro di avervi incuriositi 8anzi, vi confesso che l’ho fatto apposta) e magari convinti che avete voglia di provarla.

Buon vento … che soffia a bisce bisce, e mi raccomando, non t’accazzare!

 

Non capisco ma se capissi capirei

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

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