Eredità familiari

Se, aprendo questo articolo, hai pensato che oggi voglio parlare di questioni economiche e legali, mi dispiace ma non realizzerò la tua aspettativa. Purtroppo siamo portarti a capire meglio “ciò che è concreto” e quando parliamo di eredità pensiamo a qualcosa di materiale, ma c’è un eredità ancora più preziosa che i nostri avi ci lasciano: un’eredità “psicologica”.

Le persone che seguo nel mio studio di Monterotondo ed online, forse, nemmeno se ne rendono conto, ma, descrivendo le loro percezioni, il loro modo di sentire e di pensare, mi parlano continuamente delle loro eredità familiari, sento parlare più io di eredità che un notaio…

Ma cos’è l’eredità familiare? Come già detto, ognuno di noi nasce con un’eredità immateriale trasmessa dai membri del suo albero famigliare. Questo lascito è spesso costituito da un gran numero di ricordi e racconti, a volte di gesti e parole che restano impressi nella memoria, e anche di alcuni doni di cui spesso non si coglie il grande valore: come le piccole tradizioni di famiglia, che riscaldano il cuore e fanno sentire a casa, le vecchie ricette di famiglia, gli insegnamenti di vita e le qualità…

Le eredità familiari sono sempre abbondanti?

Purtroppo, come ogni eredità, non sempre ricevendola ne traiamo guadagno, a volte siamo già consapevoli che quell’eredità ci “darà problemi”, altre volte invece quella che pensavamo fosse una preziosa eredità si rivela dannosa… 

Per questo motivo è utile riconoscere “nei nostri alberi genealogici” i drammi e le risorse che abbiamo “ereditato”. E’ bene conoscerli e riconoscerli, perché spesso si ripresentano a nostra insaputa. 

Forse ti sarà capitato, qualche volta, o forse ti capita ancora, di non riuscire a stare bene, ma di non riuscire a capire “perché”. Spesso non riusciamo stare bene a causa di maschere, che ci obblighiamo a indossare, a causa di sensi di colpa che non ci appartengono, a causa del divieto di felicità che ci autoinfliggiamo. E impieghiamo tutte le nostre forze ed energie ad obbedire a questi ordini interiori, che nemmeno sembrano nostri ordini. E forse non lo sono… 

Sembra incredibile eppure ogni nostra giornata viene vissuta seguendo rigidamente queste regole, che ormai fanno parte di noi: ci identifichiamo con questi dettati interiori. Agiamo in base a bisogni e necessità che non riconosciamo come nostri, ma che comunque ci sentiamo obbligati a rispettare.  Reputiamo obbligata la nostra adesione ad un copione di vita non scelto da noi ma imposto, per esempio, dalla nostra storia familiare e sociale.

Potare i rami o estirpare le radici?

Bert Hellinger diceva che “la felicità viene vissuta come pericolosa, perché rende soli. Lo stesso vale per la soluzione. Viene vissuta come pericolosa, perché rende soli. Invece con il problema e con l’infelicità si è in compagnia”. In effetti staccarci da questi “obblighi” può portarci ad una sensazione di vuoto e di smarrimento ed anche per questo facciamo fatica a darci questo permesso speciale perché spesso non sentiamo di meritarcelo e, di conseguenza, inventiamo mille scuse per non attuarlo. 

Inoltre un’altra paura è che, adottando questa nuova “modalità”, gli altri ci etichettino come diversi, come pecore nere, dimenticando che “coloro che sono chiamate “Pecore Nere” sono in realtà cercatori di cammini di liberazione. Quei membri dell’albero che non si adattano alle norme o alle tradizioni del Sistema Familiare, coloro che fin da piccoli cercano costantemente di rivoluzionare le credenze, andando contromano ai cammini segnati dalle tradizioni familiari, quelli criticati, giudicati e anche rifiutati, loro, generalmente sono chiamati a liberare l’albero dalla storie che si ripetono e frustrano generazioni intere…”.

Per tale ragione ti voglio suggerire tre piccoli passi da compiere: il primo passo da compiere per poter concederci il permesso a stare bene è un passo semplice ma molto efficace. Inizia a darti il permesso di poter stare bene e non vivere la cosa come un “tradimento”. Un secondo passo da compiere è quello di sperimentare situazioni di vita che solitamente non ci appartengono, per esercitare la nostra flessibilità nella vita, vie per provare ad abbandonare il nostro copione esistenziale e percepire come ci troviamo nelle varie situazioni. Il terzo passo consiste nel provare a darsi regole interiori diverse da quelle credute fino ad oggi. I pensieri sono dinamiche interiori vive, che hanno bisogno di cambiare nel tempo, se rimangono immobili, stabili, immutati si trasformano in pietre che pesano e che ci trascinano in un baratro senza fine.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE