Il velo nero

Tutto ciò che non viene affrontato ed elaborato ci tormenta senza saperlo. O forse lo sai, come lo hanno saputo le persone, che si sono rivolte a me, online o nel mio studio di Monterotondo, perché sentivano il bisogno di elaborare quel lutto, che recava nei loro cuori un dolore troppo grande da sopportare ancora.

Forse il problema principale è che, davanti alla morte, ci hanno insegnato a pensare ad altro, a dimenticare il prima possibile, a trattenere il dolore e passare oltre. E perciò, di conseguenza, quando la morte entra nelle nostre vite ci sentiamo persi e impauriti.

Un lutto non elaborato si trascina nelle nostre vite ed è un peso che tramanderemo anche ai nostri discendenti. Fino a che qualcuno con coraggio decide che è giunta l’ora di far emergere ciò che è stato sepolto per troppo tempo.

Esiste un “modo giusto” per elaborare un lutto?

No. Non esiste UN modo giusto, esistono tanti modi giusti, ognuno indossa il suo abito nero: tristezza, rabbia, paura, senso di colpa, rimorso sono le emozioni che solitamente emergono, ma le modalità di espressione sono diverse da persona a persona. C’è chi piange, chi non riesce a farlo, chi urla, chi ha bisogno di parlare della persona mancata, chi invece preferisce stare in disparte… è importante tenerlo presente perché sono tutte reazioni normali e legittime, che vanno accettate, rispettate e non giudicate.

La cosa importante da ricordare è che un lutto non elaborato è spesso l’origine di molti malesseri, individuali e familiari, per questo esso deve essere visto come un nodo da sciogliere, la porta segreta da aprire per ritrovare la libertà dal passato e per conoscere finalmente noi stessi. Non è mai troppo tardi per vivere un lutto. Lo si può fare simbolicamente anche a distanza di molti anni.

E’ di fondamentale importanza riuscire a liberare tutte le emozioni che abbiamo in quel momento: far uscire la rabbia, la disperazione, la paura e via dicendo…  Infatti se le emozioni e i comportamenti rimangono invariate per molto tempo, diventando invalidanti per la persona, può essere utile chiedere aiuto ad uno psicologo, che può aiutare la persona a rileggere ciò che è successo con occhi diversi e, quindi, a ripartire da quel momento in cui tutto si è fermato. Per questo non esiste una via migliore dell’altra per affrontare la morte: esiste solo quello che sentiamo essere la via più sana per noi.

Il grande insegnamento della morte

“Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una” diceva Confucio. La morte ha quello strano potere di cambiare il nostro modo di vedere il mondo, ma anche la nostra vita, ponendo la nostra attenzione su quello che davvero conta. Cosa ci strapperà un sorriso nel momento del nostro ultimo respiro? Cosa ci avrà reso felice e ci farà dire ne è valsa la pena? La morte apre sempre una riflessione meta-vitale, dalla morte possiamo imparare molto sulla vita.

Prima di tutto, ci ricorda che siamo solo di passaggio e che il nostro tempo è limitato, lo è per gli altri ma anche per noi. Questo ci spinge a dare maggior valore al nostro tempo. Il tempo scorre e non fa sconti a nessuno, ci sono momenti preziosi che non torneranno mai indietro. Quindi ci insegna che il tempo ha un valore e ci insegna l’arte delle priorità.

La morte ci insegna cos’è il dolore e cos’è la vita. Ci aiuta a capire cosa conta veramente. È una maestra severa, ma è anche molto generosa. Dal nostro primo respiro, ci guarda crescere da lontano, ogni tanto ci impartisce qualche lezione per evitare di vedere versato quel tempo così prezioso; e quando arriva il nostro momento, ci prende dolcemente per mano, come una vecchia amica e ci porta con sé, con un unico bagaglio, l’unica cosa che conta veramente: l’amore che abbiamo saputo dare e ricevere.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE