Ardere di lavoro

“Faccio questo lavoro da tanto, mi è sempre piaciuto, non capisco cosa mi succede e soprattutto mi chiedo come mai ai miei colleghi non sia successo…”. Mi dice questo una persona angosciata per la sua situazione lavorativa. Un caso di Burnout direbbe un’etichetta diagnostica, ma a me non piacciono le etichette diagnostiche né quando lavoro nel mio studio di psicologo a Monterotondo, né quando lavoro come psicologo online, perché io, in primis, lavoro con le persone e poi (eventualmente) con le etichette diagnostiche.

Perciò torniamo alla persona che ho incontrato nel mio studio e alla sua domanda: come mai nello stesso ambiente di lavoro non tutti sviluppano questa condizione di stress cronico? Non tutti reagiamo allo stesso modo al mondo che ci circonda, la percezione che abbiamo della realtà fa la differenza. Persone nella stessa situazione possono reagire in maniera opposta, ad esempio ci sono commesse felici di poter lavorare molto nel periodo delle festività, perché sembra che il tempo passi più velocemente ed altre che invece odiano quel periodo, perchè lavorare a contatto con tante persone le mette sotto pressione. Chi ha ragione?

Non esiste una percezione giusta o sbagliata. Esiste una percezione flessibile o rigida. E sotto stress, spontaneamente, la percezione che abbiamo delle cose tende ad irrigidirsi (fisicamente e percettivamente) e, proprio in virtù di questo irrigidimento diventa ristretta e mono-focale, impedendo alla persona di rispondere con efficacia alla situazione, innescando spesso circoli viziosi problematici.

Cosa vuol dire avere un lavoro infernale

Molti lavoratori si ‘bruciano’, a causa della fatica di gestire lo stress lavorativo, che a lungo termine porta ad avere la sensazione di esaurimento delle energie, a provare sentimenti di negatività e di disinteresse verso il proprio lavoro ed una sensazione di inefficacia o di mancanza di capacità realizzativa. Tutto ciò ha poi, chiaramente, ricadute conseguenti sul lavoro, e sul proprio benessere psicologico e fisico.

Davanti a queste situazioni molte persone pensano: “Se l’impegno che ho messo finora ha funzionato, basta aumentare il dosaggio”. In questo caso, però, si rischia di fare come un atleta che di fronte al desiderio di migliorare le proprie prestazioni, anziché modificare i propri allenamenti si limitasse ad aumentarli, con l’altissima probabilità di infortunarsi prematuramente.

Riconoscere i nostri limiti in questo senso è fondamentale. Avere bisogno di appoggiarsi a qualcun altro, staccare o riposare, non è un fallimento in sé, ma è la maturazione della consapevolezza che governare una nave in mezzo alla tempesta non è una operazione che si può fare facilmente da soli.

Come spegnere il fuoco del burnout?

Come già detto, il primo passo di qualsiasi processo di miglioramento parte dalla consapevolezza: non aspettare di esplodere per correre al riparo, cogli i primi segnali quando si manifestano. Se c’è qualcosa che non va, se hai già iniziato a sperimentare qualche sintomo fisico, non ignorarlo. Ascoltalo e Ascoltati. Cosa ti sta dicendo quel malessere? Cosa sta succedendo?

Inoltre chiediti sempre quali sono i tuoi valori (in cosa credi?), cosa vuoi realmente? Se sei in una situazione scomoda, qualcosa che non fa più per te, chiediti cosa vuoi e definisci degli obiettivi. Se ti rendi conto che non stai più bene dove stai, che quel lavoro non risponde ai tuoi valori e a ciò che vuoi fare, prenditi il rischio.

Se senti che il tuo malessere è difficile da gestire da solo, chiedi un supporto ad uno psicologo, che saprà darti gli strumenti per affrontare la situazione.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE