Alla ricerca della felicità

La felicità: l’uomo di interroga su di essa da secoli, ma esiste? Sono tante le persone, nel mio studio di psicologo a Monterotondo oppure online, che mi dicono: “Federico, vorrei tanto essere felice”. Ma che cos’è la felicità?

Il concetto di felicità è stato da sempre oggetto di studio di varie discipline compresa l’economia e dato che sono un amante dei paradossi, non posso non citare il paradosso di Easterlin, dal nome del demografo ed economista statunitense che nel 1974 elaborò questa interessante teoria, quanto mai attuale oggi: una volta superata una soglia di ricchezza, che corrisponde alla capacità di soddisfare i bisogni primari, l’ulteriore aumento di reddito non si traduce più in una maggior percezione di felicità.

Quindi i soldi non fanno la felicità? Ni. La fanno, ma non in maniera direttamente proporzionale. Una consistente somma di denaro ci fa fare sonni tranquilli, ma non necessariamente vale l’equazione: più soldi abbiamo = più siamo felici.

Che rumore fa la felicità?

Quando si parla di felicità ci si chiede sempre cosa fare per raggiungerla e cosa evitare per non perderla, perché in fondo vediamo la felicità come una meta da raggiungere e non come una compagna di viaggio. Chiedersi come essere felici non è soltanto un’illustrazione di come raggiungere lo stato di gentile quiete dell’animo, ma è uno sguardo attento su ciò che uccide la felicità, momento dopo momento, nella nostra società: la corsa sfrenata all’avere sempre più, un sistema basato sui numeri invece che sull’uomo, la perdita di nozioni fondamentali quali la collaborazione, l’equilibrio interiore, la sobrietà come manifestazione di un vivere bene e in armonia con ciò che ci circonda e soprattutto con ciò che siamo realmente.

Dimentichiamo sempre di riappropriarci della nostra vita, di tornare ad “essere”, nel senso più filosofico del termine, smettendo di desiderare, di focalizzare la nostra attenzione su ciò che non abbiamo. Dimentichiamo di rallentare, di riprenderci il diritto di vivere il nostro tempo, di riconoscere ciò che abbiamo tra le mani e di rispondere alle nostre reali necessità.

La vera ricchezza è il tempo della nostra vita.

“Un giorno sarò felice…”

Ogni volta che dici “Sarò felice quando…”, in realtà affermi che non puoi esserlo ora con quello che hai, con ciò che sei. Quel sogno che proietti nel futuro, fuori dalla tua portata per ora, urla il fatto che dentro di te, ti senti incompleto, quel qualcosa che ti manca e che ti renderebbe felice, non l’hai dentro di te e lo cerchi fuori.

Se otterremo quel lavoro, se ci sposeremo, se avremo dei figli, se riusciremo ad avere una casa in campagna, se avremo i soldi, allora saremo “arrivati”, saremo felici. Sono tanti i “se” che non fanno altro che rinforzare la convinzione, sbagliata, che nel presente, nel qui e ora, non possiamo essere felici.

Quando attribuiamo a qualcun altro l’onere di renderci felice, è perché abbandoniamo il nostro potere personale tra le sue mani, non lo vogliamo. Ci deresponsabilizziamo perché abbiamo paura di rischiare. Paura di sbagliare, di non essere abbastanza, e di conseguenza di non essere amati, accettati per quello che siamo. Allora preferiamo che a sbagliare sia qualcun altro.

Non solo amo i paradossi, ma anche la logica dei piccoli passi ed è per questo che penso che, a volte, basterebbe solo fare un passo dopo l’altro e viverli intensamente, uno alla volta, perché forse il segreto della felicità sta proprio lì: nel collegare tra di loro tutte le piccole gioie della vita, fino a far nascere la felicità

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE