Senza una ragione né un motivo

… “senza una ragione né un motivo.”
Lo dice una vecchia canzone di Cocciante a riguardo della fine di un amore. Roba da nostalgici romanticoni, pure un po’ datati d’età. Roba da parecchi. Roba, purtroppo, immensamente vera.
Quanta verità può esserci anche in una semplice canzone! È forse per questo che esse accompagnano con una sorta di colonna sonora la nostra vita, scandendone a ritmo successi e fallimenti, gioie, dolori, sogni, nascite e funerali.
“Senza niente”, prosegue con quel tono graffiato e fortemente drammatico il cantautore.
Amori che finiscono senza una ragione né un motivo, senza niente. È un paradosso, ma succede con grande frequenza.
Del resto non è poi tanto assurdo. Nulla lo è quando il soggetto è l’amore.
Se non c’è motivo né ragione affinché un amore nasca, perché dovrebbe esserci per decretarne la fine?
Riflettiamo su di un particolare tanto semplice e scontato da non essere neppure preso in considerazione:
per iniziare un rapporto bisogna essere in due, ma per terminarlo basta uno.
Io incontro te, tu incontri me, e scatta la scintilla. M’innamoro, t’innamori, e neppure ci sogniamo di chiederci il perché. Meraviglioso mistero di mente e corpo che si rimescolano, fondono, esplodono in sensazioni straordinariamente vitali, addirittura violente, incontrollabili.
Nessun rapporto è possibile senza volontà condivisa e reciproco desiderio, e quest’alchimia perfetta, come detto, non necessita di alcuna validazione. Chi, vivendo un amore felice, si sofferma a chiedersi perché ciò accade? Parafrasando la canzone potremmo dire: “quando nasce un amore, senza una ragione né un motivo, senza niente.
Un’esplosione di perché, come lava incandescente rimasta a bollire dentro alle viscere, si riversa in una pioggia di lapilli quando l’alchimia svanisce in uno dei due partner decretando la fine dell’amore.
Ringhia il cantautore: “non c’è mai una ragione perché un amore debba finire”.
È vero? Siete d’accordo?

 

 

Forse sarebbe più corretto affermare che qualsiasi ragione o motivo sono confutabili, a parte il “non ti amo più”, che arriva come un comignolo sulla testa ma almeno è sincero.

La fine di un amore inteso come “storia/rapporto”, può essere decretata solo dalla fine dell’amore inteso come sentimento. E questo, ribadiamocelo in modo da ficcarcelo in testa, può essere – ed è per la maggior parte delle volte – unilaterale. Uno dei due ancora ama, l’altro no. Ancor più crudele che semplice.
Facile è allora cercare di arrampicarsi sui vetri, un po’ per scaricarsi dal groppone il macigno dei sensi di colpa, un po’ in ragione dei brandelli di una relazione che ancora sventolano davanti al cuore e agli occhi, un po’ per semplice vigliaccheria.

 

Momento difficile quello del notificare la sentenza di morte di una relazione ancorché moribonda! Richiede sangue freddo, calma, delicatezza e onestà.
Che cosa dunque non bisogna mai assolutamente dire al proprio partner nel momento in cui si decide di tirare il sipario?
“Lo faccio per te, perché voglio che tu sia felice”
“Non ti merito” con la variante “Meriti di meglio”
“Anche se non vuoi ammetterlo, sei tu a non amarmi più”
“Sei cambiata/cambiato”
“Non so come farò a vivere senza di te, ma devo farlo”
“So che sto sbagliando e che me ne pentirò”
“Mi danno fastidio i tuoi baffi”
“Cappuccetto Rosso è andata dalla nonna …”
“Cristo è morto di sonno …”
Tutte palle! Panzane, frottole, menzogne, … chiamatele come vi pare, dando libero sfogo a quel gergo colorito e decisamente più efficace che la forma scritta e distribuita a mezzo web non ritiene opportuna.
È solo un banale gioco allo scarica barile, vigliacco e volgare.
Gli amori non hanno bisogno di un motivo per finire. Gli amori muoiono. Non tutti, non sempre, ma ciò non impedisce che succeda.
Alcuni tirano il calzino dopo lunga agonia che li ha logorati fino a renderli inguaribili, altri in modo fulmineo, quasi per il tipico “colpo”.
Altri invece vengono assassinati.
Siccome però i veri amori hanno la pellaccia dura e la vendono parecchio cara, si attaccano alla vita con le unghie e con i denti. Ucciderli non è facile, anche quando le armi sono affilate. Una delle più micidiali è la gelosia, che avvelena l’amore con costanza ma lentamente. Un’altra è la mancanza di rispetto.
Se dunque non c’è un motivo perché un amore finisca, ce ne sono a milioni per cercare di salvarlo, se in esso aleggiano ancora spirito e voglia di vita, se, in poche parole, ne vale la pena. E come può non valerla?
Allora facciamo gruppo. Diamoci reciprocamente la forza; formiamo una catena di braccia forti a cui aggrapparci per risalire. Confrontiamoci.

 

 

 

 

Un proverbio africano recita: “Se vuoi andare veloce vai da solo ma se vuoi andare lontano vai insieme”!
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Nel frattempo, se ti va di leggere alcuni miei articoli (non sono affatto noiosi, anzi, direi che possono rappresentare anche una lettura divertente, di svago) sulla coppia, fallo a questo link.

Buon vento!

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi e Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM), Fonte Nuova (RM) e Online