Dimmelo guardandomi negli Occhi

Infiniti sono i modi per comunicare, + 1, il tuo. Infiniti + 1 sono i cambiamenti che subisce il nostro modo di comunicare, dal primo momento di vita in cui urliamo al mondo, sino a quando gli occhi li chiudiamo su quello stesso mondo che abbiamo attraversato con fatica e gioia per tutto il tempo che ci è stato concesso.

Comunicare è vivere, e non possiamo farne a meno, neppure quando ci sembra un peso insostenibile.

La natura ci ha forniti di ogni mezzo atto alla comunicazione:

  • la parola, che abbiamo sapientemente elaborato e arricchito nei millenni, strumento straordinario di contatto ma anche di divisione;
  • il tatto, attraverso cui trasmettiamo molto più di quanto pensiamo, con il calore, la freddezza, l’insicurezza, l’eccitazione;
  • la mimica facciale, importantissima e preziosa alleata della parola, quasi fosse la musica di sottofondo alla scena di un film;
  • la gestualità, e noi italiani lo sappiamo bene;
  • l’odore, anche se è diventato un’ossessione e facciamo di tutto per coprirlo;
  • gli umori del corpo, anch’essi non molto apprezzati ai nostri tempi: lacrime, sudore, salivazione …

Il nostro corpo comunica indipendentemente dalla nostra volontà di farlo, con infinite + una combinazioni dei vari strumenti atti allo scopo:

  • possiamo sforzarci di sorridere ma la nostra mano sarà fredda e non reattiva al saluto
  • possiamo ostentare sicurezza ma le ascelle ci ricorderanno che non è così
  • possiamo fingere indifferenza ma il nostro cuore batterà come un tamburo e il rossore apparirà sul nostro viso alla vista di chi amiamo.

In fondo in questa vita siamo tutti in po’ attori, vestiamo mille + 1 personaggi plasmandoli sul contesto puntuale. Non è  finzione, ma solo necessità vitale di comunicazione: “cum munis”, incarico, dovere +  insieme, che per esteso può essere tradotto con “svolgere il proprio compito con gli altri”. Neppure il più accanito dei misantropi ne è esente, in quanto comunicherà la sua rabbia verso il prossimo con l’espressione del volto, il tono della voce, la repulsione verso ogni contatto.

Oggi purtroppo la tecnologia, sicuramente di per sé apprezzabile e di straordinaria utilità, ha causato una sorta di deficit della comunicazione a livello fisico, affidando a piattaforme virtuali molte di quelle emozioni che ci rendono unici e irripetibili.

Dire un “lasciamoci” attraverso una tastiera provoca sì una stretta al cuore, ma il sudore freddo delle dita che scorrono i tasti non arriva, e neppure quello sguardo che si abbassa o la lacrima che piomba sullo schermo.

E ora pensa a un “ti amo”. Potrai farcirlo di tutti i cuoricini e le faccine innamorate che ti pare ma quel fremito che arriva attraverso le dita che s’intrecciano, la voce che si abbassa e trema un po’, la calamita che attira le bocche, nessun aggiornamento sofisticato del software potrà mai restituirteli.

Fra il “lasciamoci” e il “ti amo” ci sono un miliardo + 1 occasioni di comunicazione, in famiglia, sul lavoro, al supermercato, persino allo specchio.

Inoltre “comunicazione” – ascolta attentamente – è soprattutto fascino. Sì, quello che irretisce, catalizza gli sguardi e le menti,  risveglia ormoni e neuroni, anche solo attraversando una stanza.

 

E allora esci allo scoperto. E dai più fiducia al tuo corpo, non affidarti solo alla parola. Quella è spesso un esercizio difficile, al punto di trasformarsi in tranello se mal usata. Quante volte hai pronunciato parole che neppure avevi pensato? Oppure non hai trovato quelle giuste e ti è  rimasta l’insoddisfazione attraverso una sorta di amaro in bocca?

Si comunica abbracciando, toccando, usando i muscoli facciali e pure i tanto detestati umori.

Osserva il tuo cane, oppure pensa a un bambino appena nato. Quante cose sono capaci di dirti? Gioia, paura, dolore, amore … riescono a comunicarti tutta quell’infinità di sensazioni + una che spesso le parole ingabbiano. E quanto riescono a recepire tramite il medesimo meccanismo? Vale di più un sopracciglio aggrottato o una mano che accarezza della più articolata delle orazioni. Loro sì che sono i veri padroni della comunicazione: è sufficiente annusarti o guardarti per capire chi sei realmente.

Non sto cercando di convincerti a lasciarti regredire a una specie di uomo di Neanderthal del secondo millennio, tutto istinti primitivi e necessità essenziali, sto cercando di farti capire il valore di quanto il tuo corpo ti offre.

 

Sai qual è il rischio che corriamo?

Fra la dedizione al dio smartphone e la paura di svelarci troppo,  rischiamo di trasformarci in tanti manichini, tutti con il sorrisetto a limone strizzato, la cuffietta che penzola da un orecchio, la stretta di mano impersonale e moscia e quello sguardo fisso che ai tempi del film “Il villaggio dei dannati” pareva fantascienza.

 

Non perdiamo la capacità di scodinzolare, di strofinarci come un gatto su ciò che ci piace, e neppure quella di ringhiare, quando il caso lo richiede.

 

 

 

 

Naturalmente se pensi di avere bisogno di aiuto, io ci sono.

Ti prometto che non ti salterò addosso facendoti le feste ma avrai comunque modo di provare quanto sia vigorosa la mia stretta e diritto il mio sguardo, e in brevissimo tempo ti sentirai in grado di comunicare pure con gli Ufo!

 

 

Per il momento, Buon Vento, e alla prossima.

Federico Piccirilli

Psicologo Psicoterapeuta

Terapia Breve

Terapia a Seduta Singola

 

CONSIGLI DI LETTURA

Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Astrolabio ed.

P. Turchet. R. Lanza, IL LINGUAGGIO UNIVERSALE DEL CORPO. COMPRENDERE L’ESSERE UMANO ATTRAVERSO LA GESTUALITÀ Tecniche Nuove ed.

 

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