Sgombero cantine, soffitte, sgabuzzini e pure capocce

“Il trucco è togliere”

Me lo ha suggerito un giorno una persona che di lavoro scrive. Suggerimento che ho cercato di recepire e mettere in atto in questi miei articoli settimanali, pur spesso senza successo.

Del resto il mio fine ultimo non è lo scrivere; esso o il mezzo, che ritengo piacevolmente efficace per me, e spero pure per chi ha la pazienza di leggere.

Del resto io sono uno psicologo, non uno scrittore.

Del resto ho usato già almeno due “del resto” di troppo, che dopo un’attenta rilettura (che non sempre faccio, lo confesso!) andrebbero tolti.

C’è qualcosa di profondamente vero in questa storia del “togliere”, vero e valido non solo per la buona riuscita di un testo, ma anche per la buona gestione della mente.

Togliere, eliminare … è attività che non ci piace.

Non ci piace fuori, ovvero per quello che riguarda la fetta materiale della nostra vita; non ci piace neppure dentro, cioè nel profondo più intimo del nostro io. Ciò è probabilmente connesso anche a una sorta di smania di avere, conquistare e acquistare che ci illude con l’idea della ricchezza – in senso lato ovviamente – e invece si trasforma in accumulo.

E poi è faticoso. Molto meglio trovare un angolo dove scaraventare tutto e non pensarci più … anzi, dire “ci penserò quando ho tempo” sapendo che quel tempo coincide con il mai più.

Quando ci si riferisce alla grande capacità di immagazzinamento della mente si usano eufemismi quali: libreria, cassetti, scrigno …

Cantina! Il termine giusto è cantina. Al limite, se sei proprio claustrofobico, soffitta o sgabuzzino!

Comunque sia e comunque la si voglia vedere, cantina, soffitta o sgabuzzino, la prerogativa di base è che ha la propensione, complice il trascorrere del tempo, a diventare sempre più incasinata e fetida.

Prova a immaginare … Del resto (ecco il terzo” del resto” di troppo!), chi di noi non ha un angolino che comincia a prendere l’aspetto – e magari pure l’odore – di una discarica? Ecco, immagina ora che sia la tua mente ed è fatta!

Luoghi fisici e luoghi mentali dove sarebbe necessario iniziare a “togliere”:

  • quel paio di scarpe vecchie, ma tanto belle un tempo;

… quel sentimento inacidito in rancore …

  • quel quaderno di quando andavi alle elementari che hai ripreso più volte dal sacco della cartaccia; … quel rimpianto, scacciato ma sempre recuperato …
  • quella vecchia foto carica di nostalgia;
    … quel rimembrare dell’infanzia e dell’adolescenza che è diventato ossessione …
  • quell’oggetto che “prima o poi aggiusterò …”;
    … quel rapporto spezzato, che sembra stare appiccicato solo con lo sputo …
    È gravoso il compito di svecchiare, ripulire, togliere. Ci si sporca, ci si spacca la schiena e si soffre.

È difficile anche con lo scrivere. Del resto (a quanti “del resto” di troppo sono arrivato?) ogni singola parola, ogni virgola, è un pezzo di noi, è un attimo trascorso e reso eterno da una sottile riga scura che diventa parola; cancellarla è doloroso, e quasi un’ammissione di errore. Eppure il bravo scrittore fa così: raccoglie tutto il pensiero in parole senza lesinare, poi comincia a lavorare di coltello … tagliare e togliere … l’aggettivo di troppo, quello poco chiaro, la ripetizione …

Nulla nasce inutile, ma tutto può diventarlo.

La tua mente non è poi tanto dissimile dal tuo armadio: ogni abito ha una storia, un significato, un perché; in ognuno ci sono ricordi e odori piacevoli e dolorosi; ognuno è il frutto di una scelta, giusta o sbagliata non importa. Eppure a una certa ci tocca liberarcene per fare spazio a nuovi capi che rispecchiano i tempi, le mode, i cambiamenti del nostro corpo, le esigenze presenti. Sì, è vero, possiamo anche optare per l’accumulo, possiamo procurarci un armadio più grande, ma quello che otterremo sarà uno sforzo inutile,

perché quegli abiti fanno parte di un tempo e di un io che hanno subito inevitabili modifiche. E allora, affinché i nuovi capi si mantengano in forma e distesi, è bene liberare spazio.

Ora prova a fare un salto in cantina! Quanti oggetti si trasfigurano sotto la polvere? Quanti, dimenticati, infagottati, inscatolati al punto di essere irriconoscibili? Quanti che non rivedranno mai la luce del sole?

 

Del resto (contateli voi ormai o “del resto” di troppo) le cantine, al di là della custodia delle bottiglie, sono luoghi di accumulo forsennato di ricordi destinati a essere dimenticati pur occupando inutilmente spazio.

Un giorno che mi era saltato in mente di fare un po’ di pulizia nel mio studio, qui a Monterotondo, mi sono trovato a radunare un numero imprecisato di cavi, prese di vecchi telefoni e altri apparecchi, cuffie e auricolari, molti nuovi, ancora con col ferrettino gommoso arrotolato intorno e il cellophane. Quel groviglio mi ha fatto venire in mente lo schizzo della rappresentazione del pensiero, e allora con calma mi sono messo a sciogliere ogni nodo e a ordinarli con una logica.

Ebbene, così facendo sono riuscito a stabile quali fossero quelli rotti, quelli ormai desueti e quelli invece ancora utilizzabili e utili. Ho poi fatto un’ultima cernita su questi ultimi, valutando la reale probabilità di utilizzo (se hai da dieci un cavo che non hai mai usato, per quanto nuovo è assai improbabile che lo userai domani!). Risultato: mi sono ritrovato con un paio di cuffie nuove e pure di ottima qualità e due cavi carica batteria perfettamente funzionanti. Tutto il resto è finito all’ecocentro.

Mentre comincio a organizzare le scatole in cui potrai raccogliere e recuperare l’utile e il buono, nonché i sacchi da destinare alla discarica, ricordandoti che questo lavoro di fino possiamo svolgerlo anche on line, ti regalo queste bellissime parole tratte da “Sotto le scale” di Manuela Toto:

Arriva un tempo in cui dopo una vita passata ad aggiungere, inizi a togliere.

 

Togli i cibi che ti fanno male.
Togli i vestiti che ti vanno troppo stretti o troppo larghi.

Togli le cianfrusaglie dimenticate nei cassetti, insieme alla convinzione antica di non andare mai bene.

Togli il cuore dai posti dove non c’è più amore,

togli il tempo passato a inseguire le persone.

Togli lo sguardo da chi ti ha ferito.

Togli potere al passato, togli le colpe dai tuoi racconti e lo sguardo da chi ti parla dietro.

Togli le erbacce intorno ai tuoi sogni, i compromessi che ti sporcano le scelte, i sì concessi per adattamento.

La vera ricchezza non è aggiungere, ma togliere.

Buon vento 😉

 

Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM), Fonte Nuova (RM) e Online