Namasté vs Vaffa…..

Namasté o vaffanculo?

Due raffinati ingredienti assai efficaci e dall’effetto assicurato ma solo a patto di saperli dosare con perizia e usare con intelligenza. In caso contrario diventano, il primo stucchevole e nauseabondo, il secondo maleducato e indigesto.

Un po’ come per lo zucchero a velo e il peperoncino: l’uno dà un tocco leggero, impalpabile e raffinato, anche alla più banale delle fette di torta, l’altro rende insuperabile un piatto di tristi spaghetti sconditi.

Namasté (a proposito, se ne hai voglia o non ti è chiaro il significato, vai a rileggere questo mio articolo di poco tempo fa sui tatuaggi e sul simbolo di Namasté in particolare)

Vs

Vaffanculo (su quest’ultimo sono sicuro che siete assai ferrati senza bisogno di ulteriori spiegazioni).

Vi piace la sfida? E allora andiamo a vedere da vicino questa prima parte del match e conosciamo meglio uno dei due avversari, il più burino potremmo definirlo, ma forse anche quello che raccoglie più fan. 

Entrambi sono fortissimi, dei pesi massimi nella sfera delle reazioni; capaci di annientare l’avversario e impedirne il rialzarsi.

Entrambi sono catartici, veicoli di diversa foggia ma in grado di far raggiungere il nirvana.

Entrambi albergano dentro di te, anche se spesso a tua insaputa; esistono da sempre a corredo del tuo DNA, forniti di fabbrica quali accessori base.

Entrambi sono preziosi.

Entrambi richiedono un forte autocontrollo.

È innegabile che ognuno di noi dia la preferenza all’uno o all’altro, per una sua particolare simpatia o facilità d’uso.

Tuttavia sei sicuro di saperli usare bene? 

Concentriamoci allora sul “vaffanculo”.

Arriva come un pugno in piena faccia e regala il KO, ma devi saperlo assestare bene altrimenti il colpo va a vuoto, sprechi energia e scopri il fianco alla reazione. 

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Spesso è confuso con la rucola e come essa viene distribuito, passatemi il termine, ad minchiam (del resto ormai in questo articolo funziona così, senza censure verbali; anzi, ne approfitto per introdurre un semplice concetto, che non esistono parolacce ma solo parole, tutte di pari dignità se usate in un giusto contesto).

Come avviene per la rucola, stavo dicendo, viene usato a mo’ di tappabuchi, per cercare di mascherare una certa incapacità culinaria e ingannarne la banalità. Sbagliato! Questo significa sminuirne l’intrinseco valore e il rischio è la sua totale inefficacia.

Spesso invece è l’unico modo di chiudere una discussione, di contrastare un’offesa o un’ingiustizia. Spesso è un modo per svegliare un rapporto e iniziare un dialogo. Spesso è addirittura la maniglia di una porta che si apre sul cambiamento.

Richiede un pizzico di coraggio e molta spontaneità perché il tono non prevarichi il risultato. Assai dannoso però se represso. 

Sì, ti sto proprio invitando a usarlo, con parsimonia ma senza troppi vincoli di educazione. Insomma: quando ce vo’ ce vo’!

Diseducativo? Non direi perché quello che intendo non è incentivarti al turpiloquio più sfrenato bensì a liberarti di un peso che, lasciato troppo sonnecchiare nella tua testa, diventa un macigno. 

Una giovane e bella signora mi raccontava di aver sognato per tutti gli anni della sua adolescenza e gioventù di cercare di prendere a schiaffi quella che era la sua migliore amica. Nel sogno annaspava alla ricerca di quel viso tanto familiare, lanciava il braccio con la mano aperta, sentiva il contraccolpo sulla spalla e la fatica nel polso, ma nulla! Arrivata all’obiettivo la forza veniva meno, l’azione rallentava e perdeva forza fino a non riuscire neppure a sfiorare quella guancia sulla quale si disegnava la piega di una risata. Si svegliava affannata, sudata e dolorante, ma soprattutto insoddisfatta e delusa. 

Ora, perché un’amica desidera prendere a schiaffi l’amica quasi sorella, alla quale vuole autentico bene? Si trattava in realtà di due personalità diametralmente diverse: l’una tesa alla sottomissione, l’altra decisamente forte e prevaricatrice. Quella sberla mai data rappresenta un desiderio di reazione, di affermazione della propria personalità e del desiderio di un reciproco rispetto evidentemente non corrisposto.

Beh, converrete che se la giovane, bella e dolce signora in questione avesse saputo, ai tempi, non in sogno ma nella vita reale, assestare il colpo di un bel Vaffanculo sonoro all’amica, probabilmente l’effetto sarebbe stato quello di ristabilire gli equilibri, e lei avrebbe impiegato le sue notti in sogni decisamente più gradevoli.

C’è voluta la vita con le sue evoluzioni che comportano spesso il distacco dal passato e dai suoi attori a farle dire quel virtuale vaffanculo e a far cessare il faticoso sogno. 

Altra testimonianza: una ragazza e il suo professore di filosofia al liceo. Rapporto difficile, conflittuale, che tuttavia nasconde una stima reciproca. Il professore è per certi versi vittima del suo ruolo: personalità molto forte, esercita il potere sugli allievi anche attraverso la boria di un atteggiamento sprezzante di manifesta superiorità intellettuale teso a spaventare e umiliare. Anche lei, come gli altri ragazzi, è vittima del suo ruolo di sottoposta; è educata di natura, e mite di carattere ma dotata di una personalità in grado di reggere il confronto, e per giunta ama assai la filosofia. 

Un giorno, con tutta l’educazione e la modestia di cui è capace, pone una semplice domanda e il professore, granitico nel suo personaggio di spaventapasseri, la liquida con sufficienza e disprezzo.

Lei, tornando a posto, mormora un “Vaffanculo” che lui sente. Gelo nell’aula. Interminabili minuti di silenzio nei quali la ragazza vede materializzarsi la sua disfatta, la convocazione dal preside, una possibile sospensione e bocciatura.

“Mi hai mandato affanculo?” chiede il professore spezzando quel silenzio.

“Sì” risponde lei, e si stupisce di dirlo. La voce non segue gli ordini della mente che invece le suggerisce di mentire “ma no, si figuri! Non mi sarei mai permessa!”. 

“Sì”, ribadisce, “l’ho detto”.

Nuovo silenzio. Le mani ferme reggendo una penna immobile sul foglio, i respiri trattenuti; neppure una sedia che si sposta stridendo.

“Brava! Hai fatto bene. Me la sono cercata. Scusami, cosa mi avevi chiesto?”

Da quel giorno la ragazza divenne l’allieva preferita del professore, e dietro suo incentivo, dopo la maturità si iscrisse a filosofia; tuttavia non ha perso il vizio perché ora ha mandato affanculo pure la filosofia e frequenta con soddisfazione e  profitto la facoltà di psicologia. Una futura collega insomma (non c’è che dire! Si vedeva che aveva stoffa!)

Entrambi i casi che ho esposto non configurano né maleducazione né volgarità. Voglio fidarmi di voi e sperare che non mi prendiate troppo alla lettera; soprattutto nel secondo esempio, non è mia intenzione consigliare i ragazzi di mandare apertamente in quel posto i loro insegnanti (se proprio dovete farlo, limitatevi a pronunciarlo con il pensiero; sperimentate il grande potere della mente!)

Ci sono poi quei vaffanculo liberi, non rivolti a una persona in particolare ma alla situazione, che arrivano leggeri e spontanei come manna dal cielo: il vaffanculo è la miglior pomata per un mignolo sbattuto contro la gamba del comodino (chi fra di voi reagisce esclamando “perdindirindina!” si faccia vedere immediatamente da uno bravo!), la cura per un lavoro che non si riesce a fare, la vacanza mentale nei confronti di una situazione difficile.

Mormorato talvolta, esclamato a tutta voce o semplicemente pensato, con l’aggiunta dell’avversativa “ma” e con essa pronunciato tutto d’un fiato (“mavaffan…”), eliso o sincopato (“fanc…”) a seconda delle accezioni regionali e linguistiche, rappresenta veramente un ottimo viatico per i problemi quotidiani ed è in grado di restituire colore e sorriso a un giorno spento o mal nato; una rottura dalle catene, un piacevole sonno ristoratore, un aprirsi di polmoni all’aria fresca e pura, un dispiegarsi di ali che si librano nel vento e conducono a una godibilissima, seppur momentanea, pace interiore.

E allora … buon vento di libertà anche espressiva!

IMPORTANTE:

Prossima puntata: Namasté. 

Sarà altrettanto efficace? Chi vincerà l’incontro?

Staremo a vedere. Tu, se vuoi, puoi cominciare a scommettere sul tuo preferito.

 

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo, Fonte Nuova e Online

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