Il voto è segreto

Settembre. Il primo gennaio. Il primo giorno di ogni mese. Il lunedì. I solstizi e gli equinozi. Abbiamo continuamente bisogno di nuovi inizi. Di qualcosa che ci dica: “Non importa se hai fallito, ora puoi ricominciare”. Ma più di ogni altra cosa Settembre è per eccellenza il mese conosciuto per la riapertura delle scuole.
Chi non ricorda la malinconia nel risedersi tra i banchi, nostalgici di quell’estate passata troppo in fretta. Speranzosi che almeno il primo giorno l’insegnante fosse clemente e non chiedesse già di tirar fuori i compiti per le vacanze. Non sia mai che quest’anno inizi con un brutto voto.

Già… Il voto

Negli alunni l’avversità non è tanto nei confronti della scuola. La scuola è per quasi tutti gli studenti un luogo di aggregazione e di formazione, a volte più stimolante, a volte meno, ma comunque un luogo d’incontro, sia con il mondo degli adulti che con quello dei coetanei. Ma poi c’è il voto. Quel giudizio da cui tutto dipende, quel numero che a volte spazza via gli sforzi, le ore di ripetizione, l’impegno, le punizioni, la fatica, la promozione, la bocciatura.
Dal voto dipende il destino di ogni studente… 

In realtà il voto scolastico è una realtà inventata che produce disastri.

Quest’anno impegnati eh, mica facciamo come lo scorso anno, a fine quadrimestre voglio almeno tutti 6”.
Non hai studiato? Allora ti metto 2”.

Sei bravo, ma puoi fare di più, non posso metterti più di 5 e mezzo”.

Questa sottile comunicazione genera una realtà inventata, nella quale gli alunni si avvicinano alle materie e allo studio con l’unico e dichiarato obiettivo di rimediare almeno la sufficienza, mettendo in secondo piano il desiderio della conoscenza, il brivido della scoperta, l’interesse verso ciò che dovrebbe fornire quelle competenze utili nel lungo viaggio della vita. 

 

 

Lo dimentichiamo un po’ tutti, ma lo scopo della scuola è quello di formare i giovani a educare se stessi per tutta la vita.

Hugo diceva: “Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”, ma a volte sono proprio i voti a diventare delle gabbie in cui si incatenano delle potenzialità, impedendo loro di emergere, mentre invece la scuola è imparare quello che non sapevi nemmeno di non sapere.

Quindi aboliamo i voti?

No, non ho intenzione di essere eletto come nuovo ministro della pubblica istruzione, il mio lavoro già mi impegna a sufficienza, tanto per rimanere in tema di sufficienze. 

Più che cambiare il sistema di valutazione suggerisco di cambiare prospettiva !

 

 

I primi a doverla cambiare dovrebbero essere i diretti interessati: gli studenti.

Basta osservarli quando vengono giudicati da un voto, i loro volti diventano un gioco di luci ed ombre, come un quadro caravaggesco, che varia in base al numero pronunciato. Bastano pochi giudizi negativi per far sì che quel voto diventi la loro identità. L’abito diviene pelle.

“Sono da 4, quindi valgo 4”. I voti si trasformano allora in macigni pesanti che i ragazzi e le ragazze si caricano addosso e che condizionano la loro vita, rallentando ed incidendo sulle loro scelte e direzioni.

Questo si riflette anche nel loro mondo extra-scolastico: il mondo dei social, in cui spesso sono proprio loro stessi a fare dei sondaggi su Instagram, in cui chiedono ai loro followers di dare loro un voto.

Come possono cambiare questa prospettiva?

Non permettendo mai ad un giudizio di giudicarli. Il voto si riferisce ad una particolare e circoscritta prestazione o compito. Il voto non definisce la loro persona.  I voti non definiscono il loro valore. Piuttosto che lasciarsi giudicare da un voto potrebbero farsi suggerire da quel voto le azioni da fare per poter raggiungere gli obiettivi che essi desiderano per sentirsi competente.

Ma solo questo enorme sforzo non basta. Come le bolle di sapone che si forgiano con delicatezza tra il soffio del vento, così gli adolescenti lasciano agli adulti l’arduo compito di sostenere la loro delicatezza. 

E quindi anche i genitori non possono essere esonerati dall’osservare l’altra faccia del voto. E’ bene che essi ricordino, prima a se stessi e poi ai loro figli che la vera competizione è superare se stessi, non scavalcare gli altri. Stimolando curiosità e interessi  e chiedendo: “Che cosa hai imparato oggi? Cosa ne pensi? Ti appassiona quella materia?”, le paure, la rabbia, le frustrazioni, le umiliazioni diventeranno risorse ed obiettivi.

E infine gli insegnanti, che scivolano facilmente nella trappola del pregiudizio. Una delle trappole più celeberrime è: se un alunno prende sempre 4, soltanto un miracolo potrà fargli prendere un 8. Ecco, infatti, è così. Attendete il miracolo, perché riponendo fede in qualcuno, i miracoli avvengono.

Il voto è segreto. Perché è la realizzazione di una nostra percezione che si incarna sull’altro, un giudizio, un’etichetta, che, come tutte le etichette, è solo una delle infinite possibilità per descrivere qualcuno.

Lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre. La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE