ESTATE: PROVE TECNICHE D’INUTILITÀ. Mamme e maglie.

C’è una cosa che pare accomunare tutte le mamme del mondo, quelle di ogni tempo; una semplice frase che rimbalza a eco e si tramanda di generazione in generazione:

la “maglia”.

Ebbene, sembra una sciocchezza ma in quella “maglia” ha cadenza tutto il percorso di progressivo e necessario distacco fra madre e figlio.

Quando una madre può dire esaurito e soddisfatto il suo compito? Quando diventa inutile.

Solo allora la sua creatura sarà pronta per il mondo e la vita, e la corrispondenza d’amore, perfetta.

Attraverso la “maglia” riusciamo a distinguere piuttosto chiaramente le fasi:

  1. indispensabile
  2. necessaria
  3. utile
  4. opzionale
  5. superflua

Vediamole nel dettaglio:

  1. Indispensabile: “Mettiamo la maglia, tesoro”. Il fagottino non ha capacità né possibilità di replica, il verbo è declinato alla prima plurale, “mettiamo”. La maglia viene infilata senza se e senza ma, che la temperatura sia sotto lo zero o che segni quaranta gradi.
  2. Necessaria: “Dai, vieni, non fare i capricci: mettiamo la maglia”. Per quanto il verbo sia ancora al plurale il fagottino ha acquisito una velata autonomia. Sfugge, scalpita, piange, si ribella. Mai e poi mai ammetterà che ha bisogno della maglia perché ancora non sa che il freddo e i malanni si combattono con la maglia della mamma, e allora quell’imperativo è necessario.
  3. Utile: “La maglia è nel primo cassetto. Se ti ammali sono cavoli tuoi!”. Lui, il pargolo, è ormai un individuo, talvolta pure difficile da afferrare e scaltro a sufficienza per sfuggire. È l’ora di cominciare a renderlo autonomo ma senza mollare per un nanosecondo la supervisione. La maglia deve indossarla ma può prendersela da solo.
  4. Opzionale: “Se vuoi la maglia … dimmelo”. È una muta minaccia e insieme una constatazione: “senza di me non riesci neppure a trovare la maglia”. Il bambino è un ragazzo, il freddo e il caldo gli sono sensazioni chiare alle quali riesce perfettamente a tenere testa, ma la mamma no, non si fida. Meglio ricordarglielo e, trionfante, porgergliela prima che chiuda la porta.
  5. Superflua: “Ah! Hai già preso la maglia!”. È un momento duro; la constatazione che sulle sue spalle già la maglia c’è, è la dimostrazione che stai diventando superflua. Già, quello dà tutta l’impressione di sapersela cavare benissimo, di riconoscere la temperatura che c’è fuori. È uno smacco e l’unica è trovare qualche cosa da dire sulla scelta della “maglia”: troppo leggera, stropicciata, sporca, inadatta, da buttare.
  6. Inutile: “Questa maglia è nuova?”. Ormai la creatura fa a meno di te, le maglie se le sceglie da solo, secondo i suoi gusti, e le indossa quando sente freddo. Ce l’hai fatta! Sei diventata INUTILE!

Piccoli passi che cadenzano le fasi per rendere dolce la conquista, e il più possibile indolore.

Per una madre però indolore non lo è mai  del tutto, e malgrado l’inutilità raggiunta e consolidata difficilmente si rassegna a non inseguire il suo gioiello con la maglia.

L’estate però viene in soccorso, più o meno quando si è nella fase n° 5 e talvolta pure nella n° 4, offrendo un buon banco di prova.

La creatura annuncia che, basta, si è stufata di fare le vacanze con mamma e papà; o con gli amici o starà a casa. Cedi, è inevitabile; prima o poi doveva succedere, fa parte del processo di crescita. Ti armi di ogni rimasuglio di fiducia si annidi nel tuo intimo, cerchi di mascherare l’ansia ma dici sì.

È il momento della valigia. È grande, abbastanza per andare per il mondo senza di te, e quindi la valigia è affar suo. Sbirci da nascosto, cercando di non farti notare; passi per caso in camera proprio mentre sceglie le magliette, e qui non resisti. Il collo si allunga sulla pila adagiata sul letto e immediatamente lo noti: “LA MAGLIA! Hai preso la maglia?”

Quante valigie che non si chiudono per colpa di quella maglia, troppo pesante, antiquata, che non si abbina con nulla. Quante” maglie” ripetute ossessivamente al telefono. Quante maglie dimenticate e rincorse.

Quanti “che palle mamma, tu e la tua maglia!”

Nella testa delle mamme esiste un freddo immaginario che rincorre il figlio anche all’equatore, una sorta di nuvoletta di Fantozzi. È un surrogato del suo abbraccio, un modo per trasmettere calore per osmosi.

Diventerai inutile un giorno. Deve essere così perché in caso contrario sarebbe un fallimento, ma quel calore non cesserà mai e la tua creatura, trovando quella maglia fra le cose dell’armadio da “dare via”, vi affonderà il volto e la riporrà nuovamente all’interno, con una bustina di antitarme.

C’è un bellissimo film, di qualche tempo fa ma assolutamente da vedere; anzi, colgo l’occasione per consigliarvelo, non ve ne pentirete.

S’intitola Quella strada chiamata Paradiso (588, Rue Paradis in originale) e tocca un argomento molto profondo, quello del genocidio del popolo armeno. Questo però è altro argomento, che esula dal nostro contesto.

Alla base della storia vi è lo straordinario rapporto di una madre e di suo figlio; lui è uno di quelli “che ce l’ha fatta”, e lei è una mamma dolce e tenera, che diventa orgogliosamente inutile.

Nella scena finale la donna, vecchia, insegue quel figlio adulto e famoso con un pullover, quel pullover che gli ha sempre nascosto nella valigia per proteggerlo da un “freddo immaginario”. Lui, consapevole che il tempo dell’addio è ormai prossimo, riflette su quel momento, nel quale proverà un freddo autentico, talmente intenso che neppure quel maglioncino riuscirà a mitigare.

Andate, vi prego, a vedere questa scena che troverete dal minuto 1.55.50 del link di collegamento al film, e tenete pronti i fazzoletti … e la maglia.

Sì, nel momento in cui diventerai inutile inizierà la vostra più vera e libera storia d’amore.

Buon vento

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Twerapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

 

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