Dire, fare, baciare… tu chiamale se vuoi emozioni

Dire, fare, baciare, lettera, testamento

Ci abbiamo giocato tutti e senza ombra di dubbio la sentenza che più ci emozionava e imbarazzava era “baciare”.

Questo perché nelle prime fasi di vita e nell’adolescenza siamo molto viscerali, istintivi, e cominciamo a recepire come assai interessante tutto ciò che ha un vago odore di proibito. “Baciare”, uguale “spingersi oltre il lecito”, e questo ci faceva battere forte il cuore nonché provocare altre reazioni molto più fisiche e diverse a seconda del genere di appartenenza.

 

 

Emozioni. Il punto di partenza è comunque sempre questo: le emozioni.

Che cosa sono? In sostanza reazioni fisiche che coinvolgono una serie di organi, dalla circolazione alle secrezioni, facendoci arrossire, sudare, lacrimare, balbettare, tremare, incespicare, persino sentirci male o svenire.

Le emozioni sono il fuoco che alimenta la vita, la linfa che sale attraverso le radici, l’acqua che copre il pianeta. Senza emozioni non c’è vita ma non è poi altrettanto vero il contrario. Si può vivere senza provare emozioni? Sì, ma solo all’apparenza.

Naturalmente anche per la capacità di provare emozioni vige la regola del “non siamo tutti uguali”.

Esattamente come non tutti recepiamo gli odori o i suoni allo stesso modo, la medesima cosa avviene per le capacità emozionali. Già! Non tutti sanno amare o soffrire, non tutti sanno piangere o gioire.

Ma andiamo per ordine e proviamo a fare un breve e divertente gioco.

Le emozioni richiamano in qualche modo alla mente i sensi; quale di essi ti coinvolge maggiormente?

VISTA – C’è chi prova grande impatto visivo: l’aspetto esteriore delle cose e delle persone lascia un marchio indelebile su cui costruisce e plasma il resto. Non è affatto superficialità, come qualcuno starà pensando, anzi. La predominanza della vista presuppone un bagaglio di ricordi costruiti sulla memoria visiva e quindi assai forti. In genere è un esteta, una persona alla costante ricerca della perfezione, in grado di perdersi in un particolare.

GUSTO – Ci sono pure loro, quelli che collegano tutto a una sorta di memoria delle papille gustative. L’amaro della rabbia, la dolcezza dell’amore, la stucchevolezza della falsità. Molto istintivi, non riescono a mascherare né la smorfia di disgusto né l’acquolina della soddisfazione.

UDITO – Raffinatissimi ed elitari; quasi dei musicisti dell’arte dell’emozione. Sanno trovare la strada giusta anche a occhi chiusi perché si lasciano trasportare dalla colonna sonora della vita. Per loro la parte intima è predominante su quella esteriore e questo li rende particolarmente enigmatici e spesso non capiti.

OLFATTO – Pensate che c’è persino chi ne fa una professione, il “naso”. Ascoltare uno di loro descrivere una nota olfattiva è poesia pura, carica di autentica emozione. Eppure, per quanto non tutti nasciamo con questa sensibilità, gli odori sono uno dei fattori emozionali più importanti e a essi si lega la gran parte del tessuto dei ricordi. Tuttavia per molti rimane un’emozione inconscia, inconsapevole.  In coloro nei quali predomina, coabitano istinto e raffinatezza emotiva.

TATTO –  È forse quello che genera le emozioni più infantili e violente: la morbidezza del pelo, il calore della pelle, la freddezza di un bicchiere, si pongono come pulsanti di accensione delle emozioni. Non sempre sono corrisposti o assecondati perché, a differenza delle precedenti tipologie, coinvolgono pesantemente l’altro. Sono coloro che toccano, baciano, abbracciano, gesticolano, si soffiano il naso rumorosamente quando piangono e si piegano in due quando ridono. Le emozioni sono sempre espresse in modo molto forte.

Cinque sensi tutti ugualmente utili alla sopravvivenza e tutti ugualmente generatori di emozioni.

Materia, istinto e ragione: dal loro perfetto connubio hanno origine le emozioni e più le parti sono in equilibrio maggiore è l’armonia.

Abbiamo però chiaro cosa s’intende per “emozione”?

L’etimologia, ingiustamente troppo spesso trascurata e considerata superflua, ancora una volta ci chiarisce senza ombra di dubbio il concetto:

emozione viene dal latino ex – movère, ovvero “muovere fuori”; per noi più semplicemente e chiaramente “esternare”.

Ne deriva un principio molto semplice: le emozioni per loro natura devono uscire fuori, anzi e più precisamente, esse esistono solo nel momento in cui escono all’esterno.

Avete presente un germoglio quando nasce?

Rende benissimo l’idea di quello che è un’emozione: se il germoglio non scoppiasse letteralmente fuori, se cercasse di srotolarsi direttamente sotto alla terra che lo ricopre ed è stata indispensabile perché si sviluppasse protetto e al sicuro, ebbene, morirebbe.

L’emozione è il germoglio che si mostra e alza il capo all’aria, all’immensità che lo sovrasta. Solo così può espandersi anche dentro la terra mettendo radici solide e forti.

Eppure molti hanno paura delle emozioni:

Alcuni ne fanno quasi una questione di “educazione”. Sono le vittime di quel cicisbeo di Monsignor Della Casa, coloro per i quali la compostezza di fronte al dolce preferito prende il sopravvento sul desiderio di addentarlo. Bene, se fai parte di questa cerchia di eletti, consiglio mio, lasciati andare, almeno ogni tanto! Abbraccia quando vorresti farlo, bacia se ne senti il desiderio, urla e batti i pugni se senti la rabbia arrossarti le orecchie, e da ultimo, falla una buona volta quella scarpetta che tanto ti fa storcere il naso! Si vede sai che ne hai una voglia matta repressa da anni, che ti credi!

Altri fanno parte della categoria dei “prudenti”. Se amassi e poi l’amore finisse ti si schianterebbe il cuore,  se dessi amicizia rischieresti di restare deluso, se prendessi un cane poi soffriresti troppo quando verrebbe a mancare. Addirittura la prudenza la estende agli altri: “preferisco non amarti perché non voglio farti del male”. Insomma, qualora tu ti ci riconosca sappi che è come se per paura di non digerire smettessi di mangiare, oppure, estremizzando, se nella prospettiva di dover un giorno morire, non ti alzassi neppure più dal letto. Allora pensa a tutto il male che fai a te stesso e agli altri vivendo nella tirchieria delle emozioni, pensa a un amore che neppure nasce, a un amico che non sarà mai tale e a quel cane che per colpa della tua paura di dover piangere si consumerà dietro le sbarre di un canile. E allora, ama, piangi, ridi, grida, soffri, e qualche volta fatti pure una bella risata!

Ci sono poi i timidi, quelli che “si vergognano”, o ancora quelli che recitano la parte del “duro-tuttodunpezzo” per il quale è proibito cedere alle emozioni.

Ai due estremi vi sono invece coloro che vivono di sole emozioni, per i quali la ragione è un inutile intralcio.  Il loro animo è bellissimo, a sua volta estremamente emozionante. Hanno la spontaneità dei bambini e dei cani, meravigliosi, simpaticissimi, però, ragazzi, che fatica sopportarvi! Gli altri, persino gli oggetti del vostro infinito amore, finiscono per darsela a gambe appena vi vedono da lontano!

Le sfaccettature legate alle emozioni e al modo di gestirle sono in realtà infinite quanto infinite sono le personalità e tutte ugualmente affascinanti.

Vi è però, come in tutte le cose del mondo comprese quelle che riguardano la sfera della mente, anche l’anomalia, l’eccezione, quella che secondo detto dovrebbe “confermare la regola”

Nello specifico caso quest’anomalia prende il nome di “anaffettività” o “atimia”  e purtroppo non riguarda una porzione esigua di persone. Sono coloro nei quali il seme proprio non attecchisce. È il terreno di cui sono composti a essere sbagliato, arido e sterile, oppure è l’assenza di coltivazione e cura? Ne parleremo in un prossimo articolo in quanto la cosa merita un approfondimento che qui non troverebbe spazio.

Voi intanto incominciate a guardarvi dentro e a cercare di capire se l’ago della bilancia che regola il bagaglio emozionale è in asse. Nel caso non lo sia, non preoccupatevi, soprattutto se si sbilancia un po’ verso il piatto che regge le emozioni.

Ricordate che sempre, ma soprattutto quando voi per primi avvertite che qualcosa non va o potrebbe andare meglio, quando il disagio comincia a farsi, la psicoterapia rappresenta un concreto e spesso piacevole braccio a cui appoggiarsi.

Buon vento

 

 

 

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo, Fonte Nuova e Online

 

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