Molte persone che si rivolgono a me, nel mio studio di Monterotondo oppure online, mi parlano di questa sensazione di vuoto. Parlano di un’assenza che pesa, di un’eco silenziosa dentro, di uno spazio immenso e spoglio che sembra non voler riempirsi mai. Mi raccontano di giorni in cui il cuore sembra sospeso, come se tutto fosse fermo, eppure in quel nulla palpita una presenza profonda, quasi un invito.
C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui si sente un vuoto. Non un vuoto rumoroso o spaventoso, ma un silenzio che si apre dentro, un’assenza che parla senza parole. Quel vuoto, quel silenzio interiore, spesso ci spaventa. Ci fa sentire soli, persi, come se dentro di noi mancasse qualcosa di fondamentale, come se il mondo intorno a noi avesse perso i suoi colori.
Quando senti il vuoto, sembra di camminare in un luogo senza confini, dove l’aria è sottile e il silenzio è quasi palpabile. È come se dentro di te si fosse aperto un grande spazio immenso, un abisso che risucchia ogni certezza, ogni calore.
Ti senti sospeso, fragile, come se il mondo intorno fosse diventato distante, sfocato, e tu fossi lì, solo con quel vuoto che ti abbraccia e allo stesso tempo ti spaventa.

Dentro, il cuore batte con un ritmo incerto, a volte lento, a volte frenetico, come se volesse fuggire o magari semplicemente chiedere aiuto.
Le emozioni sono confusi sussurri che si intrecciano: una tristezza silenziosa, una paura senza nome, un’angoscia che pesa come un cielo carico di nuvole prima della pioggia. Eppure, in quel vuoto, c’è anche un’eco sottile di qualcosa di più profondo, una presenza tenue, un richiamo che non sai ancora decifrare.
A volte ti sembra di non avere parole, di non sapere come spiegare a te stesso ciò che provi. È un senso di mancanza, ma non sai bene di cosa. Come se mancasse qualcosa dentro, ma quello spazio vuoto è anche uno spazio tutto tuo, dove puoi ancora trovare qualcosa che non hai ancora visto.
Eppure, quel vuoto non è mai solo un’assenza. È uno spazio, uno spazio profondo, limpido, essenziale. È un invito a fermarsi, a respirare, a guardare dentro di sé con occhi nuovi. Il vuoto non è un nemico da combattere, ma un campo aperto dove possono nascere nuove radici, nuovi sogni, nuove possibilità.
Il vuoto come spazio di rinascita
Immagina un grande prato d’inverno, spoglio, senza fiori né alberi. A prima vista può sembrare desolato, sterile, ma in realtà è proprio in quel momento che la terra si prepara per la primavera. Il vuoto dentro di noi funziona allo stesso modo: è la terra che si apre per accogliere i semi del cambiamento.
Quando sentiamo quel senso di vuoto, è come se ci trovassimo davanti a una tela bianca, un paesaggio senza confini pronto ad accogliere i colori della nostra anima. Possiamo riempire quel vuoto con paure e insicurezze, oppure possiamo scegliere di riconoscerlo come uno spazio sacro, uno spazio dove ascoltare ciò che davvero sentiamo, dove ritrovare la nostra essenza.

Il vuoto spesso nasce dalla perdita, dalla fine di qualcosa che sembrava indispensabile: un amore, un lavoro, una certezza. È il momento in cui tutto ciò che davamo per scontato si sgretola, lasciandoci con un silenzio interiore che può sembrare insopportabile.
Ma in quel silenzio si nasconde la possibilità di un incontro profondo con noi stessi. Lì, nel cuore di quel vuoto, possiamo sentire la nostra vera voce, lontana dal rumore delle aspettative e dei giudizi. È uno spazio di ascolto, di accoglienza, dove ogni emozione – dalla paura alla tristezza, dalla rabbia alla speranza – può essere riconosciuta e abbracciata.
Come accogliere lo spazio vuoto
Accogliere il vuoto non significa riempirlo subito di distrazioni o di rumori. Significa imparare a stare con quel silenzio inquieto, con quell’assenza apparente, senza fuggire. È un atto di coraggio, perché ci mette faccia a faccia con la nostra vulnerabilità.
Alcuni suggerimenti per accogliere il vuoto potrebbero essere:
- Scrittura terapeutica: Prendi un quaderno e scrivi liberamente cosa provi in quei momenti di vuoto. Non serve cercare risposte immediate, ma lasciare fluire parole, immagini, emozioni.
- Crea uno spazio fisico dedicato: Trova un angolo tranquillo, una sedia vicino a una finestra, un tappetino per meditare. Rendi quel luogo un santuario personale dove poter tornare ogni volta che senti quel senso di vuoto.
- Coltiva la gentilezza verso te stesso: Rispondi alle voci interne con parole di conforto e comprensione. Ripeti frasi come: “È normale sentire questo vuoto”, “Mi concedo il tempo di guarire”.
- Pratica la visualizzazione guidata: Immagina il tuo vuoto come un grande spazio luminoso e accogliente e cammina lentamente dentro, esplorandolo senza paura.
- Cerca un supporto empatico: Parlare con un terapeuta può trasformare il vuoto in uno spazio di condivisione.
Il potere trasformativo dello spazio vuoto
Nel vuoto si cela un potere immenso, quello della trasformazione. Come la crisalide che si dissolve nel suo bozzolo per dare vita a una farfalla, anche noi possiamo usare questo spazio per trasformarci, per crescere.
Il vuoto diventa così un campo fertile, un laboratorio interiore dove possiamo ripensare chi siamo, cosa desideriamo, quali valori vogliamo coltivare. È la possibilità di riscoprire la nostra forza più autentica, quella che non dipende da nulla di esterno, ma nasce da dentro.
Abitare il vuoto significa diventare amici di quello spazio così spesso temuto. Significa imparare a camminare dentro di sé con gentilezza e rispetto, accogliendo ogni ombra e ogni luce. Significa riconoscere che il vuoto non è la fine, ma l’inizio di qualcosa di nuovo, di un viaggio che ci conduce verso la nostra pienezza più vera.

Quando il vuoto si trasforma in spazio, allora può accadere il miracolo: possiamo trovare in quel silenzio una nuova musica, in quella assenza un nuovo senso, in quel nulla una nuova vita.
Lo spazio vuoto non è una mancanza, è un dono. Un invito a riscoprirci, a rinascere, a vivere pienamente.
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Buon vento 😉
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE