Il tempo non guarisce

C’è un momento, nella vita di molte persone, in cui il presente si affolla di ombre antiche. Nonostante il sole che filtra dalla finestra, nonostante il caffè del mattino, i sorrisi dei figli o il lavoro che ci tiene impegnati, il passato bussa. E spesso non chiede permesso. Si presenta all’improvviso, con il volto di un ricordo, con il sapore amaro di una frase mai detta, con il peso invisibile di un abbraccio mancato.

Nel mio studio di Monterotondo, e anche online, incontro tante persone che arrivano con questo stesso sguardo: uno sguardo che cerca pace in un tempo che non sa lasciarsi alle spalle. Parlano sottovoce, come se il dolore fosse ancora troppo vicino. E spesso lo è. Perché il tempo, da solo, non guarisce. È un’illusione romantica. Guarisce ciò che si attraversa, non ciò che si evita.

Il passato come stanza chiusa

Immagina il passato come una stanza chiusa, dietro una porta che da anni non si apre. All’interno, ci sono oggetti sparsi: promesse non mantenute, sensi di colpa, parole taglienti, scelte non fatte, errori troppo pesanti da nominare. Per anni, molte persone vivono così: evitando quella stanza, fingendo che non esista. Ma quella porta scricchiola nei sogni, nei silenzi improvvisi, nelle reazioni sproporzionate a piccoli eventi quotidiani.

A volte senti che non stai reagendo a quello che ti succede adesso, ma a qualcosa che è successo vent’anni fa. Solo che non riesci a fermarlo.

Il passato, quando non è elaborato, ci ruba il presente. Si traveste, si mimetizza, ma rimane. Ci fa dire “sì” quando volevamo dire “no”, ci fa cercare amore dove c’è solo bisogno, ci fa rifuggire ciò che ci potrebbe fare bene solo perché una volta, in passato, ci ha fatto male.

Le cicatrici invisibili

Non tutti i dolori si vedono. Ci sono ferite silenziose che nessun medico può diagnosticare: un genitore troppo severo o troppo assente, un amore finito male, un’umiliazione subita a scuola, una parola che ci ha marchiato per sempre.

Molti arrivano in terapia pensando di “non avere nulla di grave”, ma poi, piano piano, scopriamo insieme che il cuore conserva tutto, anche ciò che la mente ha rimosso. È come quando si cammina con una piccola pietra nella scarpa: all’inizio si sopporta, si stringono i denti, ma dopo chilometri, il dolore è troppo per poter andare avanti.

Magari ti capita che ogni volta che qualcuno ti alza la voce, ti paralizzi. Non perché quella persona ti faccia davvero paura, ma perché dentro di te si risveglia una bambina di otto anni, spaventata e sola.

Fare pace con il passato non significa dimenticare, ma smettere di combattere. Smettere di rimuovere, smettere di negare, smettere di colpevolizzarsi per ciò che si è fatto – o non si è riusciti a fare – in un tempo in cui si era diversi, più fragili, meno consapevoli.

Il viaggio della riconciliazione

Non esiste una scorciatoia. La guarigione è un sentiero, fatto di piccoli passi, di ritorni e ripartenze. Spesso, in terapia, il lavoro inizia proprio da lì: dare un nome al dolore. Raccontarlo ad alta voce, senza paura di essere giudicati. Concedersi lo spazio per sentire ciò che si è evitato per anni. A volte si piange, altre volte si sorride per la leggerezza che si prova nel lasciar andare.

Forse pensi che perdonare tuo padre sia come dirgli che aveva ragione. Capirai che perdonarlo potrà essere  un regalo che potrai fare a te stesso, per smettere di portare il suo peso sulle tue spalle.

Fare pace col passato è un atto d’amore verso sé stessi. È dire: ‘Merito di vivere nel presente’. Nonostante le ferite, nonostante le cicatrici, nonostante tutto.

Piccoli gesti quotidiani che curano

Ci sono momenti, apparentemente banali, che diventano pietre miliari nel cammino della guarigione:

  • Una telefonata fatta dopo anni di silenzio.
  • Una lettera mai inviata, ma scritta col cuore.
  • Una passeggiata in un luogo che si era evitato.
  • Dire “mi dispiace” oppure “ti perdono”, anche solo dentro di sé.

Ogni gesto è una carezza al passato. Non per cambiarlo – perché ciò che è stato, rimane – ma per imparare a conviverci senza soffrire ogni volta che riaffiora.

L’importanza di non essere soli

In questo viaggio, non serve essere eroi solitari. Tanti si rivolgono a me proprio perché sentono di non farcela da soli. Ed è naturale. La sofferenza condivisa pesa meno. A volte basta qualcuno che ascolti davvero, che sappia stare nel silenzio senza giudicare, che accompagni senza forzare. Lo studio, sia a Monterotondo che online, diventa così un rifugio sicuro, dove poter riprendere fiato, guardare indietro con occhi nuovi, e iniziare a scrivere pagine diverse.

Fare pace con il passato non significa cambiare ciò che è stato, ma trasformare il modo in cui lo portiamo dentro di noi. Significa togliere spine, lasciar fiorire la terra. È un atto di coraggio silenzioso, che molti compiono ogni giorno, spesso senza rendersene conto.

Se anche tu senti che il passato è ancora troppo presente, sappi che non sei solo. Non c’è vergogna nel cercare aiuto, ma una profonda dignità. E forse, proprio oggi, potrebbe essere il giorno in cui inizi a guardare indietro senza paura, per poter finalmente camminare avanti con leggerezza.

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Buon vento 😉

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE