Il cuore sa dove andare, ma le gambe tremano. E’ esattamente questo il momento, spesso silenzioso e invisibile, in cui qualcosa dentro di noi si rompe senza fare rumore. Non è un urlo, non è un crollo, non è un rifiuto. È più simile a un passo mancato, a un filo che si allenta, a un sogno che, per un attimo, smette di pulsare. È il momento in cui sappiamo cosa vogliamo, lo sentiamo nel profondo, ma… non lo facciamo.
Ci guardiamo allo specchio e ci diciamo: “Io voglio cambiare, “Io voglio guarire”, “Io voglio farcela”. E lo vogliamo davvero. Non stiamo mentendo, non stiamo cercando scuse. Eppure, nella danza tra il desiderio e l’azione, inciampiamo. Rimandiamo, lasciamo perdere, ci perdiamo in una quotidianità che inghiotte.
E allora ci etichettiamo come incoerenti, pigri, sbagliati, incapaci… Ma se solo potessimo fermarci un istante e guardare più a fondo, vedremmo che la nostra incoerenza non è mancanza di volontà. È una forma di dolore.
Il mito della coerenza
Viviamo in un’epoca che celebra la coerenza come se fosse un superpotere. “Se davvero vuoi qualcosa, la otterrai”, “Volere è potere”, “Chi non agisce, non ci tiene abbastanza”, ma queste sono solo bugie travestite da motivazione.
Essere coerenti con i nostri valori, i nostri sogni, i nostri obiettivi è una strada che passa anche, e soprattutto, attraverso i nostri limiti. Essere coerenti non è non cadere mai. È rialzarsi, anche cento volte, e dirsi: “Questo è il mio cammino, anche se oggi non riesco a fare un passo”.
Quante volte ci siamo promessi che avremmo iniziato la dieta, lasciato quella relazione tossica, cambiato lavoro, iniziato la terapia, scritto quel libro nel cassetto? E poi non l’abbiamo fatto.
E ci siamo sentiti in colpa. E ci siamo detti: “Non ho abbastanza forza”, ma forse non era forza quella che ci mancava.
Forse era spazio. Spazio per accogliere la fatica, la paura, il dubbio, il bisogno di protezione che ci fa tornare indietro proprio quando stiamo per cambiare strada.

Nel mio studio di Monterotondo, o durante le consulenze online, incontro spesso persone che vengono a raccontarmi la loro “incoerenza”. Con occhi lucidi e parole pesanti, mi dicono: “So cosa dovrei fare, ma non ci riesco”, “Mi sento un fallimento”, “Mi sembra di tradirmi ogni giorno”.
E io, invece, vedo in loro l’esatto opposto. Vedo cuori coraggiosi, che hanno ancora la forza di desiderare. Vedo esseri umani stanchi, ma ancora in cammino. Vedo la coerenza del sentire, anche quando manca quella del fare.
Siamo esseri complessi. Le nostre scelte non nascono solo dalla razionalità, ma anche dalla memoria del corpo, dalle emozioni antiche, dalle ferite che ci portiamo dietro senza accorgercene.
A volte, la non-azione è una forma di sopravvivenza. A volte, rimanere fermi è il massimo che possiamo fare in quel momento. E va bene così.
Il paradosso della coerenza
Essere “coerenti non praticanti” non è una contraddizione. È un passaggio naturale del cambiamento.
Pensaci: quando si decide di scalare una montagna, non si inizia subito dalla vetta. Si fa un passo, poi ci si ferma. Si torna indietro per riposare. Si prende fiato. Si cambia scarponi. Eppure, in tutto questo, il desiderio resta lì. La coerenza del cuore non viene mai meno, anche quando il corpo non riesce a seguirla subito.

Quindi, se ti riconosci in queste parole, se anche tu ti senti coerente nei tuoi intenti ma incostante nelle azioni, voglio lasciarti qualche piccolo spunto. Non sono ricette magiche, ma semi da piantare con cura:
– Accogli il tempo che serve. Il cambiamento non è una corsa. A volte è un’attesa fertile. Ogni pausa ha un senso, ogni ricaduta racconta qualcosa.
– Normalizza la ricaduta. Le ricadute non sono fallimenti, ma parte integrante del processo. Come quando si impara a camminare: si cade, si piange, si riprova. È così che si costruisce la vera forza.
– Osserva cosa ti blocca, senza giudizio. Spesso dietro la mancanza di azione c’è una parte di te che sta cercando di proteggerti. Chiedile: “Cosa temi che accada se mi muovo?”. Inizia un dialogo con quella parte, non una guerra interna.
– Fai spazio a micro-azioni. Non serve cambiare tutto subito. A volte basta un messaggio, una lettura, una camminata, un “no” detto con fatica. Ogni piccolo gesto è una dichiarazione d’intenti.
– Chiedi supporto. Non c’è nulla di più umano del chiedere aiuto. A volte uno sguardo esterno può aiutarti a vedere la tua coerenza, anche quando tu non la riconosci più.
Rimani, resisti, ricomincia. Sempre.
Forse sei arrivato fin qui con un nodo in gola. Forse ti sei riconosciuto in queste parole. Forse ti sei rivisto in chi sa cosa vuole, ma non riesce a raggiungerlo.
Se è così, sappi che non sei solo. Nel mio lavoro incontro ogni giorno persone come te, con intenzioni limpide e gambe che tremano, ma è proprio in questa tensione tra desiderio e paura che nasce la trasformazione più autentica, quella che non ha bisogno di perfezione, ma solo di verità.

E la verità è che sei già sulla strada giusta. Anche se oggi ti sembra di esserti fermato. Anche se ti senti incoerente. Il cuore lo sa e lo ha sempre saputo e tu ci stai già andando dove vuoi arrivare, ma a modo tuo, con i tuoi tempi e con la tua storia. Quindi: rimani, resisti, ricomincia. Sempre.
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Buon vento
Federico Piccirilli
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapie Brevi
Terapia a Seduta Singola
Ricevo a Monterotondo (RM) e ONLINE