“… non fu per niente facile, ma alla fine vissero tutti felici e contenti!”

“… e ora come glielo diciamo?”

La decisione è presa. Non è stato facile.

Non è mai facile!

L’incontro, l’amore, i sogni condivisi, una vita insieme, o anche solo una breve frazione di essa non possono non lasciare il segno. Tutto ne è pervaso, dal colore del divano a quegli inutili oggetti sparsi nell’auto. Piccole cose apparentemente senza senso che raccontano sottovoce capitoli di un romanzo in cui il lieto fine non è più adeguato alla storia narrata. Va riscritto!

 

“E vissero tutti felici e contenti”; questo avevi previsto. E ora?

Il finale può ancora essere valido, perché no?

  • “E” – scritto in maiuscolo dopo un punto fermo: sta chiaramente a indicare una continuazione.
  • “Vissero” – declinato al passato remoto, terza persona plurale: indica un dato di fatto, una nota positiva che, unita alla “e” di prima, rafforza e racconta la continuazione.
  • “Tutti” – è un pronome quantitativo indefinito: non ammette esclusioni, tutti significa tutti, tutti i protagonisti del racconto ma anche i personaggi secondari perché, come è ben noto, spesso persino le comparse, nello svolgersi dei fatti, diventano protagoniste.
  • “Felici e contenti” – due aggettivi che sono sinonimi e quindi si rafforzano: è come dire “felici felici” “proprio contenti”, insomma, l’apoteosi della positività, che si realizza anche a seguito dei cammini più tortuosi e impervi.

In fondo dove è scritta, in quella frase, la parola “insieme”?

Ora però rifletti bene: chi sono i protagonisti? Ovviamente voi due, almeno all’inizio della storia.

Bei capitoli i primi, intrisi di amore e comuni obiettivi. Intorno una folla di personaggi secondari, dei quali talvolta persino sfuggono i volti, alcuni addirittura restano anonimi mentre altri, più attivi e funzionali alla vicenda, che entrano a forza arrivando a influenzare lo svolgersi degli eventi.

Siamo giunti al capitolo più bello; in esso compare un personaggio nuovo. Non è come gli altri, assolutamente no! Sin dalle prime righe, anzi, sin dalle prime parole, appare chiaro che ruberà la scena ai due protagonisti, ne diventerà parte integrante e assolutamente determinante. I protagonisti ora sono tre; e possono diventare anche quattro, cinque … È come se da quel capitolo la storia avesse un nuovo inizio. È nata la nuova vita, vostro figlio.

Un giorno anche lui, o lei, scriverà la sua storia ma per ora si limita a essere il protagonista “passivo”, addirittura inconsapevole della sua stessa importanza.

La penna fra le mani l’avete ancora voi e il racconto viene scritto a due mani che si muovono fra le pagine in perfetto accordo.

Quando però capita che l’accordo si spezzi e lo svolgersi della vicenda si divida in due storie distinte, quel finale che recita “E vissero tutti felici e contenti” è ancora possibile?

La verità è che deve esserlo per forza; la penna in mano l’hai tu, o meglio voi due anche se ora non scrivete più insieme, e non trasformarla in freccia che può ferire non sta ad altri che a voi.

Vedi, le storie d’amore hanno una caratteristica: scorrono libere e vivono di vita propria; i protagonisti non hanno che da raccontarle, come bravi cronisti. Quando però finiscono è invece necessario mettervi mano e tracciare, con fatica e pazienza, un solco in cui farle comunque scorrere senza che nessuno si ferisca.

I più deboli e indifesi vanno protetti, e chi è più debole e indifeso di un bambino, o di un ragazzo che vede sbriciolarsi sotto i suoi occhi quella che al momento è l’unica certezza del suo mondo?

“E vissero tutti felici e contenti” è ancora possibile, anche se non scontato, e si fonda su di un semplice principio: la necessità che loro, i più fragili, i figli, possano realmente vivere “felici e contenti”. Ne hanno diritto e per voi, uniti per sempre o separati, è comunque un dovere vigilare che ciò avvenga.

Avete detto basta; la storia è finita.

Probabilmente avete sofferto, pianto, pensato e ripensato, ma ora la decisione è presa.

E loro, come reagiranno?

Non esiste una risposta, o meglio ne esistono tante quante sono i bambini e i ragazzi del mondo.

L’età, il contesto sono fattori importantissimi, tuttavia l’elemento principale, non si scappa, sei tu, siete voi.

È un momento assai delicato anche quando avviene nella piena armonia di decisione, ed è sbagliato pretendere che avvenga in modo indolore.

Può capitare che ti sembri che anche per loro sia un sollievo, una sorta di liberazione, oppure che dimostrino totale indifferenza. Attenzione perché questo può essere solo un atteggiamento autoprotettivo che nasconde un tormento profondo, tanto più lesivo proprio perché occulto.

Lo so, è difficile nel momento di una separazione scostare l’attenzione dal proprio io. È un’intera vita che trasloca e tu sei talmente concentrato a imballare da dimenticarti di tutto il resto. Sopravvengono stanchezza, paura di sbagliare, incertezza del domani … e in tutto questo ti dimentichi di loro, dei tuoi figli.

Magari li riempi di attenzioni, di regali, di svaghi, concedi tutte quelle piccole cose infantili alle quali fino a ieri hai detto “no”. E per quanto tu sia consapevole che ciò non può essere una cura, pensi che sia comunque un buon palliativo.

Non funziona. Non funzionerà se non in superficie.

Quello di cui ha bisogno sei tu, siete voi; deve solo adattarsi al concetto di scissione, separazione effettiva delle vite.

Siamo abituati a dare al termine “separazione” un significato giuridico ma ciò che delinea è molto chiaro e reale: ciò che era uno si separa, e diventa due.

 

I figli in quell’uno stavano bene, vi trovavano calore, rifugio e sicurezza. Se vedono sgretolarsi questa certezza è inevitabile che si smarriscano, ma se con intelligenza e amore farete loro capire che nulla andrà perso, con pazienza, e rispettando tempi e sconforti, riusciranno a integrarsi in questa nuova dimensione.

Allora torniamo dove avevamo iniziato e ripartiamo dal punto in cui ti tocca prendere in mano la penna per scrivere i capitoli che precedono il finale.

Alcuni accorgimenti affinché si realizzi il “… e tutti vissero felici e contenti”:

  • “tutti” viene sempre dopo “loro”, i tuoi figli
  • quello è il finale, non è però detto che le fasi che lo precedono implichino l’essere “felici e contenti” senza interruzioni: metti in conto anche il dolore;
  • agisci da buona madre e buon padre, consapevole che la tua presenza è il miglior antidolorifico: pensa a quando, da piccoli, avevano male al pancino e solo il tuo caldo abbraccio riusciva a lenirlo;
  • giochi, feste, viaggi e denaro non servono, anzi, rischiano di fare peggio;
  • ora è un bambino, o un ragazzo, ma un giorno capirà anche la sofferenza e il dolore di questa decisione estrema;
  • non essere egoista, non pretendere che possa capire cose estranee alla sua età;
  • è un figlio, non un avvocato. Non servirtene a scopo di difesa e non pretendere che si erga a tuo difensore;
  • non è negoziabile. Non usarlo come arma di ricatto;
  • è fragile. Rispetta la sua fragilità e lascia che si rafforzi secondo i ritmi naturali della vita.

Tanti sono gli accorgimenti ma tanta è pure la tua insicurezza. Non cercare di mascherarla e se senti che sei incapace di dominarla, oppure che lo è l’altro coprotagonista, cerca un aiuto. Fallo per te, perché sei importante, ma soprattutto fallo per loro, per i tuoi figli.

Quando ti trovi con la penna in mano e non sai come raccontare i nuovi capitoli, e scarabocchi, cancelli, stracci e getti fogli nel cestino, mentre tuo figlio ti guarda e aspetta che tu racconti cosa succederà, non perderti ma chiamami. Una buona trama la troveremo insieme. Non posso garantirti che il finale del “felici e contenti” prevedrà tutti gli attori della storia, ma insieme faremo in modo che lo sia almeno per loro, per i tuoi figli.

Potremmo così prevedere di riformulare il finale senza tuttavia cambiarne la sostanza:

“… non fu per niente facile, ma alla fine vissero tutti felici e contenti!”

Buon vento

Federico Piccirilli

Psicologo, Psicoterapeuta

Terapie Brevi

Terapia a Seduta Singola

 

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