ECCOLO LÌ IL BIVIO! SPERIAMO ALMENO CHE CI SIA CAMPO!

La strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, l’altra scendeva nella valle fino a un torrente. I muri interni delle due viottole, invece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, sul quale eran dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che, nell’intenzion dell’artista volevan dir fiamme; e, alternate con le fiamme, cert’altre figure che volevan dire anime del purgatorio. … Due uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori e l’altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto.”

Non è necessario aver passato la vita sui libri per riconoscere in queste parole lo stato d’angoscia del povero Don Abbondio, arrivato a quel punto del cammino oltre il quale non può proseguire senza prendere una decisione. Una decisione che, per quale che sia, cambierà il suo destino e lo consegnerà alla storia come “pavido”.

Guardati questa magistrale interpretazione dell’Albertone nazionale

 

 

 

Una strada, dritta, sulla quale cammina sicuro senza più neanche bisogno di guardarsi intorno, tanto gli è nota e consueta, al punto che può permettersi di tenere lo sguardo basso sul libro di preghiere; poi l’impatto, forte e improvviso, con il cambiamento. Un muretto, che divide la strada in una Y; sul muretto è rappresentata una scena angosciante, di diavoli e anime in pena; all’imbocco delle due strade, due uomini dall’aspetto non certo rassicurante. Tornare indietro non si può.

I satanassi dipinti all’incrocio rappresentano la metafora dell’incognita che spaventa, i  due poco di buono, armati fino ai denti, la costrizione ad agire contro la propria volontà.

C’è poco da prendere per i fondelli il povero parroco perché, signori miei, il bivio oscuro e privo dell’alternativa di una terza scappatoia, può capitare a tutti, e pochi sono quelli dotati di un infallibile navigatore satellitare incorporato che li conduca sulla strada giusta con vocina soave e impersonale: “fra 5 metri, svoltare a destra, poi proseguire fino a destinazione”.

I più, giunti davanti al bivio, si comportano più o meno come nella stanza del labirinto di specchi alle giostre; riescono a trovare la strada solo dopo aver collezionato un cospicuo numero di bernoccoli e nasate.

Del resto il bivio è per sua natura qualcosa di inquietante, sembra che esista al solo scopo di complicarci la vita, anche in senso propriamente fisico, pedonale e automobilistico: il primo che mi dice che, quando si trova davanti a due sconosciute frecce orientate agli opposti senza ulteriori indicazioni, non tira fuori il peggio del suo vocabolario da galera assieme a qualche santo, vince una seduta gratis!

Ho fatto una scoperta, proprio mentre scrivevo, e me ne sono stupito con l’entusiasmo di un bambino (stupore ed entusiasmo; saranno anche segreti di Pulcinella ma sono pur sempre una delle più valide auto-cure che possediamo, e che spesso dimentichiamo di usare!), al punto che mi sono preso il tempo di farvi un disegnino:

Meravigliosa la nostra lingua! Talvolta compie il miracolo di spiegare attraverso il segno grafico il significato delle parole. Quella ‘V’ piazzata in mezzo a due segnetti dritti che continuano attraverso il puntino, come a dire “non finisce qui …”, e poi l’incognita, il buco con la linea intorno, per parafrasare una vecchia pubblicità di caramelle. A ben osservare questo rozzo schemino che ho a fatica prodotto armeggiando con alcune app di grafica, si può scorgere anche l’immagine di un sorriso stilizzato.

È questo il giusto spirito con cui affrontare la scelta, il sorriso.

Nel cammino della vita la tua strada si divide in bivio? Per lavoro, per amore, per famiglia, o semplicemente per caso?

Fai mente locale, un bel respiro e sorridi:

  • tornare indietro non si può, oppure, anche nel caso fosse possibile, sarebbe un fallimento, la denuncia della “rinuncia”; da vergognarsene per il resto della vita!

 

  • deviazioni laterali attraverso le quali attuare una fuga non ce ne sono. Anche Don Abbondio ci spera, guardandosi attorno e chiudendo il dito dentro al breviario, ma sa benissimo che è solo per prendere tempo;

 

 

  • superare il problema alzandoti in volo con qualsiasi mezzo, è altamente improbabile, a meno che tu venga rapito da alieni che se ne fregano dei divieti!

 

 

 

  • Fermarti e avviare le pratiche per chiedere la residenza sul posto, in quell’angolino inospitale ma ambìto da parecchi indecisi come te, non penso che sarebbe soluzione auspicabile, almeno per la scomodità della sistemazione. E poi temo che potrebbe diventare piuttosto affollato.

 

È inutile, ti tocca decidere. Nulla però ti vieta di sederti un attimo, osservare e riflettere. Cosa vedi?

  • Strada ‘A’: sembra dritta e poco faticosa, ben illuminata e priva di ostacoli. Tutto promette di arrivare alla meta senza intoppi. Ti alletta, ammettilo, e ti rassicura. Vogliamo trovare un “ma”? … ma c’è il rischio di annoiarsi mortalmente lungo il cammino!

 

 

 

  • Strada ‘B’: vedi solo il primo pezzo perché poi è occultata da un tornante. Inizia in salita e dietro quella curva non hai la più pallida idea di come possa essere. Ci vogliono buone scarpe, ottime gambe, fiato lungo e una certa dose di coraggio. È probabile che dietro a quella curva, o alla successiva, si aprano splendidi panorami.

 

Bene, ora vedi di decidere prima che faccia notte (“una cosina di giorno”, diceva mia nonna quando la tiravo per le lunghe), perché il buio non farebbe che rifocillare i fantasmi che ti assillano già a sufficienza.

A o B? Dritto e piatto o a curve e in salita? Tranquillità con rischio di noia o fatica con adrenalina?

Dipende da come sei, dal tuo spirito e dagli obiettivi che ti sei posto.

Ancora niente? Stai con una gamba di qua e una di là e il sole comincia a inabissarsi dietro al muretto con i diavoli dipinti?

Ti do l’ultima possibilità: se hai dietro un cellulare, e se prende, fammi una chiamata su Skype,

 

 

 

 

oppure, se sei arretrato e non hai mai installato l’applicazione, dammi un colpo di telefono.

 

 

 

 

Non ho la più pallida idea di quale dei due percorsi sia il migliore (sempre ammesso che uno sia effettivamente migliore dell’altro) ma se riesci a raccontarmi qualcosa di te, delle tue aspirazioni, degli ostacoli che temi di trovare, di cosa ti ha portato a percorrere quella strada che ora si sdoppia, forse in due riusciamo a trovare una quadra prima che sia notte!

Magari potrò accompagnarti per un pezzo prendendoti per mano, o magari potrei assestarti un calcio nel sedere perché è l’unica cosa di cui hai bisogno e che ti aspetti che io faccia. Chissà? Ricorda che comunque, che tu ci arrivi fischiettando o con il fiato corto, per manina o a pedate, quello che conta è la meta, non il mezzo per arrivarci; per cui, anche se ti accorgessi a metà di aver sbagliato strada, non pentirti, non fermarti, non cercare di tornare indietro, fai spallucce, stringi i denti e fila dritto là dove devi arrivare. E quando arrivi richiamami, non farmi stare in pensiero.

 

Una cosa ti auguro, e non è un semplice Buon viaggio: la speranza che un Buon Vento  ti favorisca la marcia!

A presto, … aspetto nuove.

P.S.

Non dimenticare di portarti dietro qualche buona lettura: i miei articoli, ovviamente, ma anche

Nardone, G. (2014)
La paura delle decisioni: Come costruire il coraggio di scegliere per sé e per gli altri

 

Nardone, G. Watzlawick, P. (2010)
L’arte del cambiamento: La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi

 

 

“Ai più importanti bivi della vita

non c’è segnaletica”

Ernest Hemingway

 

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